Anno 1993

Dopo la scomparsa del suo fondatore e Gran Priore, Paolo Emanuele Zane Cope Zancopè, la Compagnia de Calza I Antichi si trova di fronte ad una serie di scelte obbligate che segnano profondamente la sua storia e il suo percorso negli anni a venire. La prima domanda: sciogliere la Compagnia o continuarla? La risposta è continuare e I Antichi eleggono all’unanimità Luca Colferai, poi Colo de Fero, che da Alfiere aveva seguito Zane Cope in ogni avventura. La seconda domanda: come continuarla? Le possibilità che si aprono sono molte. Diventare professionisti dello spettacolo, assurgere a registi o contentarsi di trasformarsi in figuranti. O continuare in equilibrio sul sottile filo del divertirsi divertendo?

1993 - Colo de Fero nuovo Priore de I Antichi

Decisi a continuare nonostante il colpo ricevuto, I Antichi nominano un nuovo Priore e passano, come sono soliti dire, dall’impero alla repubblica, o più crudamente, dalla tirannide alla democrazia. Luca Colferai, già Alfiere della Calza, che per anni è stato assistente e factotum del Gran Priore Zane Cope, viene acclamato alla carica vacante. La Compagnia tributa onori spettacolari al suo fondatore: per il Carnevale allestisce La Piazza de le Strameravege in Piazza San Marco e fa tornare dal passato e giungere dal Brasile la splendida Regina delle Cortigiane Xica da Silva, recupera l’Ombralonga; dà vita al Festival Internazionale di Poesia Erotica Baffo Zancopè e ne pubblica le poesie con Filippi Editore; organizza un convegno su «La festa della piazza, la piazza della festa» e celebra con una messa in suffragio e un grande corteo l’anniversario della scomparsa di Zane Cope.

«PER ESPRESSA volontà del fu Prior Grando Zane Cope e per consenso unanime dei Compagni» nel segno evidente e determinato della continuità I Antichi eleggono sabato 9 gennaio, in campo San Maurizio nella sede provvisoria presso il Centro Internazionale della Grafica, Luca Colferai presto battezzato Colo de Fero, già Alfiere della Calza. Nella piccola sala in cui sono stipati i Compagni l’atmosfera è caldissima di emozioni e di corpi sudati, a finestre spalancate i presenti acclamano, secondo gli antichi statuti, le nuove cariche: Sindaco Silvano Gosparini, editore; Camerlengo Gianni Matteucci, macellaio; Signore delle Feste Mario Andreoli, perito industriale; Consiglieri del Priore: professor Elmar Zorn, cattedratico all’Università di Vienna, e professor Andrea Vitali, fondatore delle Feste Medievali di Brisighella; Notaro Edoardo Andreotti Loria; membri dell’appena istituito Consiglio dei Savi: Albino Costantini, operatore ecologico; Maurizio Bastianetto, pensionato; Giuseppe Bertoli, architetto, Bob White, erotologo; Giorgio Papa, farmacista; Guerrino Lovato, artista. La Calza proclama così «la sua ferma intenzione e la sua volontà di proseguire con ogni sua forza il lavoro iniziato dal suo fondatore». E al motto di “divertire divertendosi” I Antichi annunciano: «Convinti di fare onore alla memoria di Zane Cope e di mantenerne vivo il ricordo, sono impegnati nella realizzazione della “Piazza de le Strameravege”, il progetto per il Carnevale di Venezia 1993 a cui Zane Cope ha lavorato con amore e spirito fino a poche ore dalla morte».

1993 - La Piazza de le Strameravege e Xica da Silva

Non solo la Calza, anche gli organizzatori del Carnevale diretti da Davide Rampello rendono omaggio a Zancopè con la realizzazione della Piazza de le Strameravege, una perfetta riedizione della Piazza de le Meravege riveduta e corretta nell’allestimento e potenziata dall’arrivo della Regina delle Cortigiane del Brasile, Xica da Silva, con la sua corte (ideazione e regia di Chico Terto) e dal delizioso scherzo barocco «Degli Amorosi Equivoci ovvero L’Amor Fallace» (ideazione e regia di Andrea Vitali): «una ricostruzione filologica e sbarazzina che i Compagni de Calza dedicano interamente allo spirito e al genio del loro fondatore». Tornano i personaggi e gli interpreti; in piazza oltre ai carri navali e ai palchetti dell’anno prima vengono sistemati dei gazebo e un palco in stile settecentesco che però, per quanto carini illuminati e riscaldati sono già una corruzione degli obiettivi minimalisti de I Antichi.

Per il divertimento dei veneziani e dei foresti ritornano (a grande richiesta, in verità) il Casanova di Norberto Midani e il Clisterologo di Maurizio Bastianetto nella sua folle mitologia enteroclismica, i burattini di Giuliano Morasco, i musicisti di Fabio Moresco; mentre Guerrino Giano Lovato e Giorgio Spiller «Quei del Mondo Novo» giocano con il Corno e interpretano a modo loro il centenario della morte di Carlo Goldoni. Grande successo ottiene l’operina barocca di Andrea Vitali, in doppia replica quotidiana; scrive Riccardo Seccarello su La Nuova Venezia di martedì 23 febbraio: «che è uno scherzo ma è stato ricostruito con rigore filologico, è la storia di Isabella, una donna non più giovane, che viene corteggiata contemporaneamente da due innamorati che si chiamano entrambi Lindoro. Isabella non sa scegliere e perciò tutto finisce in un duello canoro tra i due Lindoro. E la dama, affascinata dalle loro voci, è sempre più indecisa. Le musiche sono di Paisiello, Handel e Giordani oppure sono arie tratte dal Barbiere di Siviglia dello stesso Paisiello e di Rossini, e dal Requiem di Mozart. Le cantano la soprano Elisabetta Zucca, e i controtenori Andrea Vitali e Andrea Fusari».

L’evento del Carnevale è il ciclo di feste, otto, dedicate a Xica da Silva, cortigiana brasiliana realmente esistita che giunge a Venezia accompagnata dalla sua splendida corte di cortigiane e rappresenta l’omaggio della Compagnia al Brasile, al suo Carnevale e inevitabilmente alla memoria di Zane Cope, brasiliano d’adozione. Ideato e diretto da Chico Terto su progetto di Paolo Zancopè, con Eliane Rosangela nella parte di Xica, le brasiliane cortigiane Sarila (Notte), Oro (Leo), Dexys Begaud (Ametista), Marie Baudesson (Profumo), Màrcia Parente (Fauna), Angélica Chaves (Flora), i ballerini Marcos Fustagno, Claudionor de Oliveira, Raimundo Coelho, Julivan Santos, scenografo Roberto Mainieri, costumi dell’Atelier Nicolao e Francois Boyrivent, parrucche di Pascal Cariou. Il ciclo ha avuto il suo apice martedì grasso 23 febbraio nel suggestivo e pirotecnico spettacolo intitolato «Labirinto della vita e della morte» in campo San Maurizio, con labirinto di farina e fuoco tra i piaceri della vita e lo spettro della morte sui masegni del campo, con musiche e danze.

Vale la pena ricordare la vera e molto simbolica storia di Xica da Silva, sunteggiando: «Nel bel mezzo del XVIII secolo, il Marchese di Pombal, ministro plenipotenziario della Corona del Portogallo, nomina Joao Fernandes de Oliveira Riscossore delle Imposte del distretto Yijuco e delle Miniere Generali del Brasile. Joao Fernardes divenne enormemente ricco con i proventi delle miniere. Ha come concubina Xica da Silva, una risplendente mulatta che sfavilla per il suo strepitoso gusto del lusso. In città esce coperta di gioielli e troneggia attorniata da meticce risplendenti di stoffe, gioielli e bellezza. I nobili portoghesi si devono inginocchiare di fronte all’ex schiava per ottenere i favori di Joao Fernandes. A lui Xica da Silva ordina di costruire un grande palazzo nella giungla, una villa con cappella e teatro, dove organizza feste sontuose. Scoperto il Carnevale di Venezia, ne ripete i fasti e i divertimenti. Costringe l’amante a formare nel parco della villa un lago e a varare un vascello. Ma all’apice della ricchezza il Marchese di Pombal, dietro denuncia anonima e invidiosa, richiama a Lisbona Joao Fernandes e lo punisce per peculato e corruzione, lasciandoli salve vita e ricchezze ma proibendogli il ritorno in Brasile. Xica da Silva cadrà in miseria».

Per gusto della beffa, la Calza organizza anche un Concorso per Machina che Buta la Merda sui Copi ma i lavori giunti non sono all’altezza del premio.

Alla fine del Carnevale I Antichi sono vittime dell’influenza, che colpisce per prime le cortigiane brasiliane di Xica da Silva, e via via vari Compagni tra cui il Priore «Decimati dall’influenza - scrive Giuseppe Tedesco su Il Gazzettino – ma soddisfatti per quanto hanno fatto vedere nella loro Piazza de le Strameravege, hanno orgogliosamente tenuto duro fino a Martedì Grasso per non privare il Carnevale del loro apporto».

1993 - Primo Festival Internazionale di Poesia Erotica Baffo – Zancopè

I Antichi sono gli unici che fanno due Carnevali, anzi che si fanno un carnevale alternativo da soli. Quest’anno, per ricordare i due padri della Calza: il padre spirituale Zorzi Alvise Baffo, patrizio magistrato e poeta erotico, e Paolo Emanuele Zancopè, avvocato antiquario e Gran Priore, organizzano il Primo Festival Internazionale di Poesia Erotica Baffo Zancopè, domenica 21 febbraio. Diciotto i poeti in concorso, sette ospiti d’onore (Lucia Lucchesino, Mario Stefani, Renato Coller, Emanuele Horodniceanu, Sandro Mattiazzi, Luciano Menetto, Jacopo Terenzio); tre i vincitori: Aldo Trivellato da Meolo, il veneziano Capitan Mandolino, Liliana Zanon di Mestre, in costume cinese. Premiato con il tributo alla carriera «Una Vita per l’Eros» l’artista Giorgio Spiller, e assegnato al Conte Emile Targhetta d’Audiffret il premio per la Maschera dell’Amore. È il primo di una fortunata e scopiazzata serie.

Tempo nove mesi le venticinque liriche erotiche vengono editate in un pregevole volumetto dall’editore Franco Filippi e decorate con silografie cinquecentesche a tema, con introduzione di Roberto Bianchin, dal titolo «I nuovi Baffi«. I Antichi festeggiano l’opera tra parole e ombre al Teatro a l’Avogaria venerdì 26 novembre. Presenziano la padrona di casa Carla Poli, gli autori e l’editore, intervistatore Curzio Pettenò (con spalline gondoline sullo smoking), musiche d’accompagnamento di Marino Marney Taylor Sartori, il regista Maurizio Scaparro è ospite d’onore. Scrive Niccolò Menniti Ippolito su la Nuova Venezia: «Si potrebbe sospettare una raccolta a dir poco goliardica, ma così non è. Anzi è la grande varietà di registri all’interno dello stesso tema l’aspetto più interessante [...] il sesso solare, il sesso come gioco, è forse maggioritario in questa raccolta: ed è giusto così, perché così lo vedeva Baffo. Ma è importante che non sia l’unico modo in cui il sesso è presentato. Ed è importante anche la varietà di persone che hanno collaborato a questa iniziativa. Ci sono poeti in lingua e in dialetto, giovani e vecchi, esordienti e poeti di buon nome. Ci sono anche quattro donne, a testimonianza che l’erotismo non è cultura solo maschile. Ma del resto, questo a Venezia lo si sa sapeva già.»

1993 - In ricordo di Zane Cope

A un anno e un giorno dalla scomparsa, mercoledì 22 dicembre, I Antichi tributano al loro fondatore l’omaggio che non hanno potuto rendergli al momento opportuno e celebrano una solenne cerimonia: spettacolare corteo con torce a mano per la città, da Campo San Maurizio a Campo San Giovanni e Paolo passando per Piazza San Marco, con messa di suffragio nella chiesa di Ss. Giovanni e Paolo officiata da Padre Pio, amico di Zane Cope e cappellano de I Antichi. Nelle ore precedenti un convegno, nel Teatro A l’Avogaria, dal titolo «La festa della piazza, la piazza della festa» presenti l’editore udinese Giancarlo Pretini, Elmar Zorn in qualità di cattedratico, Andrea Vitali come direttore artistico di feste medievali e barocche, Roberto Bianchin moderatore, mentre Giorgio Spiller interviene per immagini e azioni dando vita al suo repertorio unico di maschere e personaggi. «Più che un convegno è stato un incontro tra amici per riscoprire le profonde tracce lasciate dal Priore - scrive Giuseppe Tedesco su Il Gazzettino del 23 dicembre - una tesi cara a Zancopè che fece di campo San Maurizio il palcoscenico della Compagnia per coinvolgere e divertire i veneziani». Nell’occasione, mentre l’organizzazione del Carnevale 1994 appare in pieno marasma, il Priore Colo de Fero annuncia un ritorno all’antico così ripreso dalla Nuova Venezia: « “Torneremo alle origini: una Compagnia da battaglia con un suo Carnevale nei campielli”. [...] Il nuovo gran priore ha ricordato il predecessore annunciando proprio l’abbandono di San Marco [...] “Non vogliamo diventare soggetti delle foto dei turisti”. »

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