Annata tutta tedesca quella dell’87 per la Compagnia de Calza, che torna a Monaco di Baviera coi ciarlatani e le cortigiane, e debutta a Berlino con la «Opera Mask Ball». Al Carnevale di Venezia, sotto il titolo de Ambasciator non porta pene, fa nascere una nuova compagnia de Calza, «I Strazzacassi», e un giornaletto satirico, «Il flato del leone». Organizza la Festa della Nuova Età, la Festa del Foresto, il gran ballo Addio Carneval, l’Omaggio al Vespasiano Perduto, il Premio alla maschera più brutta e un nuovo Omaggio a Burano. In luglio gli Antichi ritornano alle Feste medievali di Brisighella con la Messa per l’uomo d’arme Dionigi di Naldo e allestiscono a Venezia una Peota Trionfante, tutta armata, per il Redentore. A settembre portano nel rio di Cannaregio la giostra cavalleresca su barche Disfida dei Sestieri e a novembre celebrano il poeta Giorgio Baffo con una serata di poesie baffesche all’osteria «Da Codroma».
1987 - Il Trionfo delle Cortigiane
Il Carnevale ’87 è cominciato a Monaco, in Germania, coi riti esoterici di antichi maghi e alchimisti, l’erotismo delle cortigiane e le beffe dei ciarlatani. È dedicata infatti alla magia nella Venezia del XVIII secolo la festa-spettacolo «Maskenfest Triumph der Kurtisanen» messa in scena dagli Antichi sabato 17 gennaio al «Carneval in Venedig» del Deutsches Theater di Monaco di Baviera. Con l’orchestra da camera «Tommaso Albinoni» di Venezia diretta dal Maestro Giuseppe Marotta sistemata sul palcoscenico e alcuni palchetti disposti in platea per le azioni dei comici affiancati dagli attori del Teatro A l’Avogaria diretti da Bepi Morassi, è stato ricostruito il «salotto galante» delle cortigiane animato dalla loro Regina, Contessa Mafalda Malpighi, e dal conte Emile Targhetta D’Audiffret. Codazzi di cicisbei, moretti, nani e castrati, baicoli, cioccolate calde e bicchierini di rosolio hanno riscaldato l’atmosfera, mentre poco più in là un ciarlatano in gonnella, interpretato dall’attrice Maria Pia Colonnello, cercava di vendere improbabili oggetti erotico-fantastici ricostruiti da Luca Colferai sulla base di un’ode del poeta Giorgio Baffo. Si potevano ammirare anche l’atelier di moda di Vera Storani e Bob R. White dove il pubblico veniva spogliato e rivestito con abiti del Settecento, la bottega da parrucchiere di Edgard Fugagnoli con le sue mirabolanti «parrucche intime», l’antica farmacia di Giorgio Fuck Papa, l’antro dei maghi con la cartomante Ada Balbi, il teatrino dei burattini di Fabio Di Rosa, la stupefacente macchina del «Mondonovo» di Guerrino R. Lovato, i «Moreti» del Teatro di Sant’Erasmo, il codega di Amedeo Memo e gli sbirri di Albino Costantini e Gianni Matteucci. Con i ballerini Maria Grazia Garofoli ed Enzo Cesiro, la partecipazione straordinaria del Professor Pisello Giorgio Spiller, del ballerino brasiliano Chico Terto nelle vesti di un satiro lubrico e impenitente, e l’operina barocca «L’amante meccanica» con il sopranista Andrea Vitali, il tenore Romano Emili e gli attori Tiziana Asirelli, Sauro Briganti e Paolo Pecchioli. Un cast eccezionale di ben 110 personaggi e un’orchestra di 35 elementi. In dono, ai tremila spettatori presenti, profumi erotici, unguenti miracolosi, monete per pagare le cortigiane e bottiglie di acqua alta. «Monaco impazza con gli Antichi, gioioso anticipo del Carnevale di Venezia» hanno titolato giornali tedeschi e italiani.
«Il principe era triste e ci sono voluti molti prodigi del mago perché il poveretto riuscisse a divertirsi – racconta Il Gazzettino del 19.1.1987 – né una bambola meccanica, né il canto del cortigiano sono bastati, ma tale era l’incantesimo che il principe triste si trasformò. La magia era riuscita». Così, come nell’operina barocca «L’amante meccanica», la Compagnia de Calza «I Antichi» ha stregato il pubblico tedesco: sabato sera, al Deutsches Theater di Monaco, c’erano oltre tremila persone, tutte mascherate e pronte a entrare nella magia del carnevale. Alchimisti, maghi, ciarlatani, cortigiane nella Venezia del settecento il tema conduttore, l’amore dei tedeschi per la Serenissima e la capacità di coinvolgimento dei Compagni de calza, gli ingredienti». «Il successo di Carneval in Venedig ’86 si è ripetuto quest’anno con ancor maggiore aspettativa da parte dei tedeschi – scrive Gianluca Comin – preparata da numerosi articoli sui giornali e da trasmissioni Tv, la festa ha avuto il suo culmine con l’elezione della regina delle cortigiane tedesca. Tra dodici simpaticissime e dotatissime ragazze ha vinto Claudia, la candidata di Mafalda Malpighi, ma a furor di popolo Florinda (così ha scelto di chiamarsi) è stata eletta ad essere l’invitata d’onore al Carnevale di Venezia».
1987 - Ambasciator non porta pene, il Carnevale trasgressivo degli Antichi
«Il Carnevale di Venezia si sta degradando e sta perdendo i suoi caratteri più autentici e più antichi di grande festa popolare, per trasformarsi in una inutile e banale kermesse televisiva, slegata dalle tradizioni della città, estranea ai suoi abitanti e priva di qualsiasi originalità». Per questo motivo, ha detto il 16.2.1987 in una conferenza stampa il Gran Priore della Compagnia de Calza «I Antichi» Paolo Emanuele Zancopè, quest’anno la Compagnia ha ideato un programma di Carnevale che punta molte delle sue carte sull’ironico e sul grottesco, recuperando appieno quelle caratteristiche di trasgressione, dissacrazione e sberleffo che sono tipiche del Carnevale «e che però quasi tutti hanno dimenticato». Di qui il richiamo scherzoso al tema generale del Carnevale, nel titolo Ambasciator non porta pene che comprende una serie di feste e di spettacoli in programma dal 21 febbraio al 3 marzo nel centro storico di Venezia, nell’isola di Burano e nella città di Berlino dove gli Antichi sono stati invitati a rappresentare Venezia e l’Italia.
1987 - All’Arsenale la Festa della Nuova età
A duecento anziani riuniti all’Arsenale nei locali messi a disposizione dal Comando Marina Militare in collaborazione con il consiglio di quartiere, gli Antichi, che li hanno serviti a tavola e poi hanno ballato con loro, hanno dedicato, domenica 15 febbraio, come avevano fatto anche lo scorso anno, una «grande festa familiare, come quelle di una volta». Con gli Antichi, le Cortigiane, e un’orchestra di liscio, i cuochi di tre ristoranti veneziani, «La Regina», «Le Poste Vecie» e il «Nono Risorto», agli ordini del patròn Dino Boscarato. «Ci eravamo tanto divertiti lo scorso anno – ha detto una delle partecipanti, Domenica Rossi – che quest’anno gli inviti sono andati a ruba». «A fare gli onori di casa – ha scritto Il Gazzettino del 16.2.1987 – trenta compagni de calza in costume come camerieri e animatori». «Quando arriva Carnevale – ha spiegato il Priore – mi vengono sempre in mente i miei genitori che non ci sono più, e poi penso a come sarò un giorno anch’io. È un omaggio a tanti nonni che oggi vivono soli».
1987 - Gli Strazzacassi
Dopo quella delle «Calze de seda», gli Antichi fanno nascere una nuova Compagnia de Calza, quella degli «Strazzacassi», che viene tenuta a battesimo il 16 febbraio. «Nulla a che vedere con strane rimembranze falliche – spiega il Priore – la Compagnia prende origine da quella degli «Sbragazadi» del 1512, i quali avevano il vezzo di stracciare ad arte le proprie calze per poi rattopparle con tacconi di broccato trapunti di perle preziose. Alcuni compagni però preferivano mettere i tacconi nella parte posteriore, e vennero chiamati «Strazzaculi», altri nelle parti anteriori e vennero detti «Strazzacassi». Più tardi, essendo i due gruppi diventati opposte fazioni, si scissero in due compagnie distinte. Notizie riguardanti gli «Strazzacassi» si trovano alla Biblioteca Marciana. Nessuna notizia è più pervenuta degli «Strazzaculi». Priore degli «Strazzacassi», animati dalla verve dell’antiquario Roberto Pedrina, viene eletto Alessandro Alessandra.
1987 - Il Flato del Leone
La Calza pubblica per Carnevale anche un giornaletto satirico, «Il Flato del Leone», dove si diverte a pigliare bonariamente in giro fatti e personaggi cittadini. Tra le altre, pubblica degli articoletti siglati, fittiziamente, da alcuni noti giornalisti veneziani, ai quali fa raccontare delle storie inventate e assolutamente incredibili, come quella del «Terribile Baffo mascherato» sorpreso a infilare una mezza dozzina di bisati nelle parti intime di «una povera fanciulla di Burano». Ma l’autrice del finto articolo, A. Fed., alias Antonella Federici, firma de Il Gazzettino, prese malissimo lo scherzo, al punto da togliere per anni il saluto al Gran Priore Zane Cope.
1987 - Addio Carnevale
È un Carnevale polemico quello di quest’anno degli Antichi, «organizzato in modo autonomo dalla Compagnia, senza alcun contributo da parte del Comune, ma con l’aiuto di molti amici e la collaborazione, per due degli appuntamenti in programma, dell’azienda di soggiorno e dell’Associazione Veneziana Albergatori. Il primo appuntamento, che prevede la partenza co’ fa scuro di un corteo da campo San Maurizio nella giornata di sabato 21 febbraio, è stato perciò dedicato alla morte annunciata del Carnevale, ed è stato polemicamente intitolato Addio Carnevale. Al termine della processione, in Pescheria a Rialto, c’è stato un grande ballo dove, fra penitenze e «riti antropofagici», è stata celebrata la morte dell’antica festa. A rendere omaggio al «caro estinto», le regine delle cortigiane del Carnevale di Monaco di Baviera, la nuova Compagnia de Calza de li «Strazzacassi», e l’orchestra Pastime. I cuochi dei ristoranti «La Regina», «Poste Vecie» e «Nono Risorto» di Dino Boscarato hanno presentato per l’occasione una «sfilata» di gastronomie antiche.
«La grande festa carnevalesca ha avuto un prologo singolare, e l’iniziativa si deve alle compagnie de calza I Antichi e I Strazzacassi guidati dal Gran Priore Paolo Zancopè – scrive Il Gazzettino del 22.2.1987 – centocinquanta della confraternita vestiti in saio da frati salmodianti e con una maschera che raffigurava un teschio, hanno dato vita a un suggestivo e allegro funerale. Preceduta da un toro ballerino e capriccioso, la processione si è snodata da campo San Maurizio fino a San Marco dove ha compiuto un paio di giri della piazza. Ha quindi percorso le Mercerie fino a Rialto. Qui i falsi frati che reggevano fumiganti torce, hanno accompagnato il gruppo delle regine delle cortigiane del Carnevale di Monaco per un «Addio al Carnevale» celebrato in polemica con quello ufficiale che inizia oggi. In Pescheria poi, riti antropofagi e penitenze, e grande allegria con le specialità gastronomiche». «I Antichi» celebrano la fine del Carnevale» e «Carnevale prologo funebre» hanno titolato altri giornali. «I Antichi in corteo con tonache da frati incappucciati, con fiaccole accese, hanno cantato il de profundis per il Carnevale di Stato con moltissima gente al seguito» ha raccontato La Nuova Venezia del 22.2.1987. «Si è ballato e si è mangiato un grande pupazzo di pasta e pane raffigurante il Carnevale» ha scritto Repubblica. «150 penitenti avvolti tutti in un lugubre saio decorato con un teschio per recitare salmi ed improperi contro questa morte del Carnevale» ha scritto Claudio Pasqualetto su Il Corriere della Sera del 23.2.1987.
1987 - Festa del Gentil Foresto
Il giorno dopo, domenica 22, sempre in Pescheria, in collaborazione con l’Associazione Veneziana Albergatori, si è svolta la Festa del gentil foresto, un gran ballo popolare «in pòrtego», tra musiche e balli in maschera, «cibi caldi e bere a volontà», indetto «in onore degli ospiti stranieri a Venezia». Tra torce, vin bon e seppie con la polenta si sono dati appuntamento in tremila sotto i portici della pescheria di Rialto – racconta Claudia Fornasier su La Nuova Venezia del 24.2.1987 – alle 19.30 la pescheria era già piena. I mille turisti invitati dai vari hotel della città, in perfetto orario si sono lanciati sui buffet allestiti con le specialità veneziane, seguiti a ruota dai veneziani di passaggio che hanno deciso all’ultimo momento di fermarsi a festeggiare il Carnevale in compagnia. Seppie, polenta, frittole, baicoli, vino a fiumi sono finiti in un battibaleno. E poi, al ritmo delle musiche medievali scatenate dal complesso Pastime, turisti e veneziani si sono lanciati in pazze danze».
1987 - Omaggio a Vespasiano
Un’altra trovata degli Antichi, ancora insieme agli Strazzacassi, mercoledì 25 febbraio, con l’originale Omaggio a Vespasiano, un itinerario veneziano «alla ricerca del vespasiano scomparso» cominciato da quelli, storici, dell’Accademia, e proseguito in vari sestieri della città, tra «itinerari segreti» e «storie antiche e recenti di vespasiani e dei loro ospiti più o meno illustri». «Celebreremo il manufatto sempiterno perché l’incuria dei tempi, l’ignavia di molti, il tromboneggiare di pochi, cancellarono dalla nostra città le vestigia, non il ricordo, dei luoghi eccelsi che l’imperator romano Vespasiano donò, previdentissimo, agli umani bisogni».
È cominciata così, con le parole tonanti del Priore, la ricerca del vespasiano perduto, con un corteo di un centinaio di persone, quasi tutte in maschera, con tanto di candele e tamburi e una botte di vino trasportata su una carriola, ai piedi del ponte dell’Accademia, vicino ad uno dei gabinetti più famosi della città. «In testa – racconta Claudia Fornasier su La Nuova Venezia del 26.2.1987 – ci sono i due priori, il doge, la dogaressa e poco più in là la splendida Mafalda, regina delle cortigiane, che illustra a pochi intimi le sue avventure di gioventù nei bagni pubblici. È il Priore degli Strazzacassi che racconta: «Da sempre la Serenissima tentava di tener puliti campi e calli». La seconda tappa è in campo Santa Margherita, dove esiste solo l’ombra di quelli che furono i vespasiani. E il priore continua a raccontare: «Gli incliti luochi fiorirono in tutta Venezia, soprattutto nella zona di Rialto, dove il casotto Bella Vienna raccoglieva al giorno 70 chili di materie fecali». Il corteo prosegue, arriva a San Polo, cantando, bevendo, e raccontando storie di vespasiani.
Le ultime due tappe sono Rialto, dove si ricorda la famosa «maschera da cesso» che si dava alle signore perché rimanessero anonime quando usavano le tinozze sulle scale dei palazzi, e piazza San Marco dove l’omaggio al vespasiano augusteo raggiunge l’apice». «Duecento armati di torce – ha raccontato Luca Miani su Il Gazzettino del 26.2.1987 – hanno attivato l’illuminazione a candele dei vespasiani (sponsor ufficiale la «Cereria San Marco») in chiara contrapposizione all’accordo Comune-Philips che illumina con potenti lampade alcuni monumenti». Su ogni vespasiano visitato, gli Antichi hanno affisso un manifestino-lapide di un ambiguo e inquietante colore giallino, con le parole del poeta Giorgio Baffo: «Co tuti ’sti ciassi/no ghe xe più cessi/ma il cesso xe un ciasso/per chi col so casso/se buta al solasso».
1987 - A un francese il concorso per la maschera più brutta
È un francese, si chiama Fabien Boulakia e fa il cameriere in un bistrot di Parigi la Maschera più brutta del Carnevale di Venezia 1987. È stato eletto sabato 28 febbraio a tarda sera dagli Antichi che avevano indetto un concorso per premiare la peggior maschera del Carnevale. Fabien Boulakia, raccontano le cronache dei giornali veneziani, «aveva un paio di stivali di gomma anti acqua alta, pantaloni alla zuava, un maglione bianco cenere con la scritta «I love Venice» e un cuoricino disegnato, un cappello di paglia da gondoliere e una mascherina di carta raffigurante Paperon de Paperoni. In mano aveva una bottiglia semivuota da due litri di tocai italico (tappo corona) e un hamburger mangiato per metà. Cercava disperatamente lo show della Cuccarini». La giuria degli Antichi, presieduta dal gendarme della Compagnia Gianni Bechèr Matteucci, e quella degli Strazzacassi presieduta dal Priore Alessandro Alessandra, hanno giudicato il travestimento del francese «l’immagine più vera e più rappresentativa» del Carnevale di Venezia di quest’anno. Boulakia è stato premiato alle 2.35 di domenica mattina con una semplice ma suggestiva cerimonia davanti ai vespasiani dell’Accademia: ha ricevuto in premio un diploma in pergamena antica e una gigantografia (in formato naturale) dell’assessore comunale al turismo Augusto Salvadori. Boulakia ha prevalso su un agguerrito gruppo di concorrenti, che erano stati selezionati nei giorni scorsi per calli e campielli della città. In particolare, sono state in lizza con lui fino all’ultimo momento tre concorrenti: le signore Irma Mariotti, Paola Puccini e Milena Milani. Solo dopo un attento esame la giuria ha potuto constatare che in realtà non erano in maschera, e sia pure a malincuore è stata costretta a eliminarle.
1987 - Burano primo amore
Gli Antichi chiudono il Carnevale, sabato 28 febbraio, tornando nell’isola di Burano con la festa-spettacolo Burano primo amore. Dopo un «listòn delle maschere» per calli e campielli, si è ballato in piazza con l’orchestra Pastime, dove è stata messa in scena l’operina barocca «L’amante meccanica» realizzata da Andrea Vitali in collaborazione con il Teatro di Sant'Erasmo. Sono seguiti un balletto di «danza organica» del ballerino brasiliano Chico Terto, una demonstratione di minuetto con i ballerini Maria Grazia Garofoli ed Enzo Cesiro, e alcuni quadri di vita veneziana del XVII secolo. «Se il Carnevale è trasgressione, gusto della beffa e dell’eccesso – ha scritto Luciano Gulli su Il Giornale del 27.2.1987 – allora bisognerà dire che la Compagnia de Calza «I Antichi» guidata dal suo Priore Paolo Zancopè, ne sta celebrando uno davvero rispettoso della tradizione». Il ritorno a Burano è stato definito da Toni Jop su L’Unità del 21.1.1987, «una vera e propria anabasi nella culla del vero, nuovo Carnevale veneziano». Per Zancopè, il Carnevale «alternativo» è stato quello, fallimentare, del Comune. «Noi continuiamo a fare il Carnevale dei veneziani che non vogliono rinunciare alla loro libertà».
1987 - Opera Mask Ball a Berlino
Coda del Carnevale, per gli Antichi, ancora in Germania. Non più a Monaco di Baviera, dove l’avevano aperto, ma a Berlino, dove vanno per la prima volta, invitati dal Professor Elmar Zorn, che già li aveva portati al Deutsches Theater, in occasione del settecentocinquantesimo «compleanno» della capitale tedesca, nell’anniversario della fondazione. Sabato 28 febbraio, la Compagnia de Calza, invitata a rappresentare il Carnevale di Venezia e l’Italia alla più grande festa del Carnevale di Germania, ha dato vita all’ «Opera Film Mask Ball Berlin» in programma al «Theater des Westens» della capitale tedesca, e nella vicina Markplatz, dove gli Antichi, con una serie di demonstrationi che hanno coinvolto il pubblico, hanno riportato in vita i personaggi e le atmosfere di un campiello veneziano del Settecento, da Casanova a Goldoni, da Baffo alle Cortigiane, fino alla «danza magica» del ballerino brasiliano Chico Terto che si è presentato tutto dipinto d’oro. La festa-spettacolo si è conclusa con una lezione collettiva di minuetto, che ha invogliato migliaia di presenti e cimentarsi con l’antico ballo di corte. Entusiastici i commenti della stampa tedesca. Tremila gli ospiti illustri a un milione e mezzo di lire al biglietto (il ricavato andava in beneficenza) e una platea di vip e personaggi dello spettacolo, tra cui Barbara Streisand e Robert De Niro.
1987 - Messa per l’uomo d’arme a Brisighella
Rendono nuovamente omaggio a Dionigi di Naldo da Brisighella, che fu condottiero dei veneziani, gli Antichi. E lo fanno, domenica 5 luglio, nell’ambito delle Feste medievali di Brisighella, con una Messa per l’uomo d’arme Dionigi di Naldo da Brisighella condottiero della Serenissima Repubblica, che si svolge nel Convento dell’Osservanza. Con tanto di Priore «strettamente fasciato dall’armatura d’epoca», raccontano le cronache, e Compagni de Calza nelle divise delle milizie veneziane guidati dal Procurator de Terraferma Vendramin, al secolo l’impeccabile conte Emila Targhetta D’Audiffret, i Antichi si sono trovati al centro di un singolare «braccio di ferro» tra il potere laico e quello ecclesiastico riguardo all’uso dei luoghi di chiesa per celebrare, come in questo caso, un «uomo d’arme» alla presenza di centinaia di «soldati» anch’essi armati. «Il Priore della Calza a Brisighella per mediare col Vescovo di Faenza» scrive Carlo Raggi su Il Resto del Carlino del 3.7.1987. Luca Colferai, su Venezia 7 del 15.7.1987, racconta come andò a finire: «L’incontro al vertice ha appianato ogni asperità fra la Curia e il sindaco di Brisighella, l’uno contro l’altro armati». E continua: «Sfilati nel paese romagnolo in pompa magna, in compagnia della Procuratoressa Tron e della nobile Marina Querini Benzon, alias la splendida Mafalda Malpighi, i Compagni de Calza han no poi presenziato agli scontri beluini dei Burgundi di Bratislava, ingaggiando pure, nel contempo, una personale crociata contro la mala pianta dell’eresia dolciniana, virulentemente trapiantata in terra di Romagna da alcuni seguaci di Fra’ Dolcino (interpretato da un truce Bob R. White) inneggianti alla distribuzione delle ricchezze e alla comunione dei beni e delle donne». Sono stati tre giorni di pranzi e cene cinquecentesche armi alla mano, pronti a rispondere a imboscate di ogni tipo, culminate con una bagno fuori programma in una fontana per la Contessa Malpighi assalita da un gruppo di indemoniati, e terminate con una gigantesca rissa tra veneziani e brisighelli in cui si sono distinti i valorosi Memi dell’omonima famiglia di gondolieri. Domenica mattina infine, solenne corteo «pacifico» per Brisighella, fra clangori d’armature arroventate dal sole e gli angosciati nitriti dell’inquieto destriero del Priore che, tra il peso proprio e quello della sua armatura, ha avuto bisogno di una gru (autentica) per venir issato in sella.
1987 - Una Peota Armata Trionfante al Redentore
Cambia volto e aspetto la Peota Sollazziera degli Antichi, sabato 18 luglio al Redentore, e diventa, anche in omaggio a Dionigi di Naldo, una Peota Armata Trionfante, ambientata negli anni che seguirono la guerra di Candia (1573), l’arrivo a Venezia di Enrico III e infine l’azione di grazia per la cessazione della peste (1576), donde la nostra «Festa famosissima». Gli Antichi, in assetto guerresco, con le imprese e i cimeli dei loro trionfi, le bandiere spiegate, i prigionieri turchi, vini di Samo e Malvasia della cantina «Ai Do Mori», pietanze antiche con ostriche del Quarnaro del ristorante «Al Mondo Novo» di Donatella e Mirko Trevisan, musiche del XVI secolo dell’Ensemble Pastime a lume di torce e ceri, hanno incrociato davanti al molo di San Marco e poi hanno seguito la galleggiante nel suo percorso andandosi ad ormeggiare davanti alla chiesa del Redentore dove hanno deliziato il pubblico fino a notte alta con i comici e i musici. Alla Regata Storia del 6 settembre invece, la Calza, su proposta del Maestro d’Acqua Amedeo Memo detto Memo, aderisce alla protesta dei gondolieri che hanno deciso di non prendervi parte, e ordina che la gondola della Compagnia non partecipi alla sfilata e «che niun Compagno de Calza o membro della sua famiglia osi prendere il remo in luogo dei gondolieri nel giorno della Regata, pena l’espulsione dalla Compagnia». La gondola della Calza, con i colori e gli stendardi della Compagnia, la mattina di quel giorno sfilò nel corteo di protesta dei gondolieri.
1987 - Disfida dei sestieri a Cannaregio
Dopo la giostra cavalleresca su barche organizzata dagli Antichi nel 1983 e ’84 a San Pietro di Castello e nel 1985 a Mazzorbo, l’antica tenzone torna domenica 20 settembre nel rio di Cannaregio sotto forma di Disfida dei Sestieri, per iniziativa della Calza e dell’assessorato comunale allo sport. Il Gazzettino del 21.9.1987 racconta che «Giovanni Nicola su caorlina rossa ha portato da San Marco a Castello il titolo di campione dell’antica giostra cavalleresca al Ponte dei Tre Archi, in Rio di Cannaregio. Il titolo è stato conquistato dopo due ore di faticosissime tenzoni: la cappa di afa era insopportabile al punto da rendere gradevoli persino i continui e forzati tuffi in un’acqua dal colore più che sospetto». Prima del rinfresco e del gran ballo popolare in campo della Crea, il giovane Nicola si è aggiudicato la disfida in un duello diretto con il campione di Dorsoduro, Andrea Memo. Poi, stanco e fradicio per un bagno di gioia nel rio, ha avuto la sorpresa di sentirsi offrire dal Priore della Compagnia Paolo Zancopè, un’ulteriore sfida, fuori competizione, con il proprio campione, Loris Zanin. Ha accettato e ha vinto di nuovo, in singolar tenzone e al primo tocco, costringendo ad un tuffo anche il campione della Compagnia. «Il tutto dinanzi a centinaia di persone che incitavano con entusiasmo i cavalieri di turno e i dodici rematori delle due caorline».
1987 - Giorgio Baffo all’osteria
L’anno si chiude con il tradizionale omaggio, che non poteva mancare, al poeta Giorgio Baffo. Succede la sera di mercoledì 18 novembre all’osteria «Da Codroma», dove il Priore Zane Cope, «mattatore della serata», così lo definisce Manuela Pivato su La Nuova Venezia del 20.11.1987, «ha catalizzato l’attenzione del centinaio di presenti, leggendo, con la verve che gli è abituale, sonetti, canzoni e madrigali dell’incorreggibile poeta scanzonato». Alle pareti del locale, dipinti erotici e grandi teste di Baffo in cartapesta, opera del laboratorio «Il Mondo Novo» di Guerrino Lovato.
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sabato 17 gennaio 1987
Monaco di Baviera, Deutsches Theater
Triumph der Kurtisanen
El trionfo de le Cortigiane
domenica 15 febbraio 1987
Venezia, Arsenale
Festa della Nuova età
sabato 21 febbraio 1987
Venezia, campo San Maurizio,
Piazza San Marco, Pescheria di Rialto
Addio Carnevale
domenica 22 febbraio 1987
Venezia, Pescheria
Festa del gentil foresto
mercoledì 25 febbraio 1987
Venezia, itinerari segreti
Omaggio a Vespasiano
sabato 28 febbraio 1987
Venezia, isola di Burano
Burano primo amore
sabato 28 febbraio 1987
Berlino, Theater des Westens
Opera Film Mask Ball Berlin
Il Sogno di Casanova
domenica 5 luglio 1987
Brisighella Convento dell’Osservanza
Messa per l’uomo d’arme Dionigi di Naldo da Brisighella
condottiero della Serenissima Repubblica
sabato 18 luglio 1987
Venezia, bacino San Marco
Peota Armata Trionfante al Redentore
domenica 20 settembre 1987
Venezia, fondamenta e rio di Cannaregio
Disfida dei sestieri
mercoledì 18 novembre 1987
Venezia, Osteria «Da Codroma»
Giorgio Baffo all’osteria