Anno 2005

Con il loro nuovo Priore, Roberto Bob R. White Bianchin, I Antichi mettono a segno i risultati più ambiziosi dei loro cinque lustri di folle avventura: collaborano con La Biennale Teatro, debuttano al Teatro La Fenice (Sale Apollinee, ovvio), diventano editori, ma realizzano anche beffe tremende.

2005

È stato un anno intensissimo e strabordante di eventi per la Compagnia de Calza, segnato soprattutto dalle avventure all’estero e da alcune nuove invenzioni di grande successo in patria. I Antichi infatti non soltanto tornano a Berlino per il quarto anno consecutivo, con Il minuetto di Casanova, ma volano per la prima volta in Africa, a Khartoum, capitale del Sudan, dove su invito dell’Ambasciata Italiana partecipano alla Festa della Repubblica del 2 giugno, portano lo spettacolo Casanova l’Africano e mettono in scena, in prima continentale assoluta, le opere di Giorgio Baffo poeta veneziano. Sul fronte interno, ottengono uno strepitoso successo allestendo al Carnevale di Venezia delle singolari «Primarie» per la scelta del candidato a sindaco, e proponendo la Festa dei Marìi come «virile alternativa» alla tradizionale Festa delle Marie. Molto apprezzate anche la festa gay di chiusura Todos Maricones, e lo spettacolo Le Tavole Sinottiche del Casso e de la Mona tratto dal libro omonimo edito dalla Calza. Prosegue il successo del Festival di Poesia Erotica, giunto alla tredicesima edizione, e quello delle feste di palazzo animate dalla Compagnia.

2005 - Carnevale totalmente ideato, prodotto e finanziato in proprio

IL CARNEVALE di Venezia del 2005, come spesso è avvenuto negli anni, è stato interamente ideato, prodotto e finanziato dalla Compagnia de Calza I Antichi in maniera totalmente autonoma, vista l’impossibilità di trovare una benché minima intesa sugli spettacoli in programma con l’Amministrazione Comunale, che ha ripreso (malamente) in mano quest’anno le redini della festa, piegandola alla propria desolante mediocrità. L’insipienza delle autorità preposte, e in particolare di un orribile e arrogante assessore alla cultura (giusta vittima, come vedremo più tardi, della «macumba» degli Antichi), non ha però scoraggiato la Calza, che anzi ha proposto, dal 29 gennaio all’8 febbraio, un programma molto vasto e ricco di idee e sorprendenti trovate, come quella delle «Primarie», che hanno ottenuto un larghissimo successo, sia di pubblico che di critica. I giornali, praticamente, non hanno parlato d’altro. Il Gazzettino del 15.1.2005 titola a tutta pagina: «Eros, follia e provocazione con I Antichi. La Compagnia de Calza ha presentato ieri il suo programma carnascialesco nel nome di Giorgio Baffo. Nella Festa dei Marìi ironiche gare di destrezza e abilità. Il Festival della poesia erotica e un happening gay». Riccardo Petito (cui gli Antichi in segno di riconoscenza hanno dedicato l’allegro motivetto «Petitì-Petitò») scrive: «Sin dal titolo, CarnevalEros, il programma di Carnevale della Compagnia de Calza I Antichi, non lascia adito a fraintendimenti». E La Nuova Venezia del 15.1.2005, sotto il titolo «CarnevalEros, sarà festa. Parola di Calza», per la penna alata di Sebastiano Giorgi così commenta: «Divertenti, imprevedibili, licenziosi, goliardici, ironici, incontenibili, irriverenti. Sono gli infaticabili compagni de calza che ieri hanno presentato CarnevalEros, il loro ricchissimo programma di iniziative e spettacoli per il Carnevale».

La Calza infatti, nel primo Carnevale della gestione del nuovo Gran Priore, Roberto «Bob R. White» Bianchin, eletto il 21 novembre scorso, torna prepotentemente alle sue origini trasgressive e licenziose, intitolando CarnevalEros il suo programma che trae ispirazione dalla figura e dalle avventure del grande poeta erotico del ’700 veneziano Zorzi Alvise Baffo, nume tutelare della Compagnia, riscoperto dagli Antichi fin dal 1981, e al quale la Calza ha dedicato una lapide commemorativa posta sulla sua casa di campo San Maurizio, e intitolato l’annuale Festival di poesia erotica. «Baffo interpreta benissimo lo spirito della burla, della beffa e dell’ironia, ma celata sotto una completa bonomia» scrive Serena S. Lucchesi sul «Corriere del Veneto» del 15.1.2005. E aggiunge: «Eros, humour, ma non solo. Sarà un Carnevale all’insegna dell’erotismo, come nella migliore tradizione, ma avrà anche l’ardire di affrontare i temi caldi che in questo periodo appassionano la città».

2005 - La Festa dei Marii

La grande novità di quest’anno è stata la «Festa dei Marìi»: la risposta virile, in chiave erotica ed eroica alla tradizionale «Festa delle Marie», come ha brillantemente spiegato in molte interviste il Procurator Grando degli Antichi Luca Colo de Fero Colferai, che l’ha ideata. È stata una festa in cinque tappe, con varie selezioni fra i numerosi pretendenti al titolo di «marito ideale». Si è cominciato sabato 29 gennaio con un «Gran Corteo dei Marìi» da campo San Maurizio a Piazza San Marco, si è proseguito lo stesso giorno e quello successivo con le prime due selezioni pubbliche in campo San Maurizio, si è andati avanti domenica 6 febbraio con «L’isola dei Marìi», stupefacente disfida nella storica piazza di Malamocco, al Lido di Venezia, tra i campioni isolani e quelli temibilissimi e agguerriti della vicina isola di Pellestrina (è stata la più bella delle selezioni, grazie all’impegno del presidente della Municipalità del Lido Gianni Gusso e del delegato alla cultura Stefano Stipitivich), per concludere la kermesse martedì 8 febbraio a San Maurizio.

Una festa e un concorso, certo, e molto divertenti, ma soprattutto una «pubblica demonstratione e ricostruzione» del leggendario «Ratto dei Marìi» operato dai temibili Tartari Ugri nel primevo passato della plurimillenaria storia di Venezia. Basata sul fortuito ritrovamento di un’antichissima pergamena custodita in un forziere piombato e sigillato in ceralacca dimenticato nei sotterranei della biblioteca Marciana di Venezia e abilmente recuperato dai Compagni de Calza, la momarìa degli Antichi –spiegava il Procurator Grando Colferai– «ripropone la palpitante vicenda in cui i giovani e promessi sposi veneziani furono improvvidamente rapiti da una centuria di ferocissimi barbari Tartari Ugri calati in laguna su agili e veloci canoe, e dei trafelati incredibili accadimenti che ne susseguirono».

Alla ricostruzione storica si è così «inestricabilmente congiunto» il concorso del «Marìo ideàl», al quale hanno partecipato numerosissimi aspiranti mariti di tutte le età e di tutti i sessi, che sono stati costretti a confrontarsi pubblicamente con i campioni degli Antichi, i «Tre Marìi» John Carnem Miranda, Donato Orseolo e Cuginomichele, e a cimentarsi in una durissima e interminabile serie di prove di «destrezza e abilità»: sfilare, recitare, cantare, ballare, sedurre espogliarsi, a dispetto del freddo porco che come ogni anno imperversava nei giorni della festa. Per scaldarsi, alla fine delle selezioni, il pubblico concorso si tramutava in allegrissima festa di piazza con «El Gran Balo dei Marìi» grazie alla complicità musicale dei grandissimi Marney Taylor alle tastiere e Cuginomicheledigei from Finland alla consolle. «Il marìo ideàl –spiegava il Gran Priore Bob R. White– nel nostro immaginario è quello settecentesco, ovvero un uomo meraviglioso, colto, elegante, seduttore, e dai potenti slanci erotici». Per la cronaca, va detto che nonostante i pretendenti al titolo di «Marìo Ideàl» fossero tantissimi e avessero dato grandi prove di sé, specie i vigorosi pellestrinotti, nessuno di loro, secondo la giuria, è riuscito a scalzare dal podio il campione riconosciuto degli Antichi, Giovanni «John Carnem Miranda» Matteucci, di professione «bechèr» (macellaio) in pensione, che a giudizio de La Nuova Venezia si è imposto per le sue «impressionanti misure»: un metro e 80 centimetri di altezza per 120 chilogrammi di peso. «Quella che temevo di più –ha dichiarato il vincitore in un’intervista al quotidiano veneziano– era la prova di seduzione, visto che Donna Lucrezia è conosciuta da tutti come una cortigiana esigentissima. Il mio forte è stata invece la prova di ballo, in cui credo di aver convinto la giuria, grazie agli insegnamenti del mio grande maestro Mino Demelli che danzava alla Fenice, con una personalissima interpretazione dei passi più celebri di un grande mito come Fred Astaire». Hanno partecipato, tra gli altri, le «indomite spose» Nice Cleonice, Daniela, Giulia, Monica, Giuditta, Loisa, Federica e Nichi, il potente Capo Tartaro Ugro Sebacas, i Tartari Ugri Zan, Francesco, Lucas, Nicolò. Presidente della giuria, Sebazorzi. Regia di Luca «Colo de Fero» Colferai.

2005 - I Antichi al Pisani Moretta

Gli Antichi sono stati anche i protagonisti di due feste esclusive di palazzo durante il Carnevale, «Il Ballo di Casanova» del 29 gennaio, e «Mascheranda» del 6 febbraio. In ambedue le occasioni hanno giocato a fare «i padroni di casa» intrattenendo e accompagnando gli ospiti con i tre Gemellini Casanova (Colo de Fero, Silvio Giulietti, Bob R. White), con la gag delle «hostess di volo» interpretate sempre dai Gemellini in chiave settecentesca, con la musica del Maestro Marino Sartori alle tastiere, le lezioni di minuetto impartite dai danzatori Marino Sartori e Federica Zagatti, le avventure erotiche di Donna Lucrezia (Sandra Vigarani), le arie d’opera della cantante lirica Giulia Renier e la danza del ventre della schiava Ranira.

2005 - La Calza indice le Primarie in maschera

È stata l’idea vincente del Carnevale. Annunciata solo all’ultimo momento, il giorno prima dell’inizio della manifestazione, ha colto tutti di sorpresa. Eppure, nel programma presentato due settimane prima in conferenza stampa, qualche segnale si poteva cogliereSi parlava infatti di un misterioso concorso intitolato «Se mi podesse» articolato in tre fasi distinte: una presentazione il 29 gennaio, «pubbliche e libere allocuzioni» il 3 febbraio, proclamazione del vincitore l’ultimo giorno di Carnevale. Il testo era sibillino: «Momarìa di pensieri e deliri, pubblica tenzone aperta a tutti i veneziani –c’era scritto– nella tradizione del coinvolgimento e della più sbrigliata immaginazione, la Compagnia de Calza indice la prima esibizione pubblica di sogni, propositi, promesse e mosse per il futuro, il presente e anche un poco il passato di Venezia, riservato ai veneziani di buona volontà che hanno delle idee». «La pubblica tenzone avrà il suo momento più alto –proseguivano gli Antichi– il pomeriggio di giovedì grasso nella maratona a oltranza di pubbliche e libere allocuzioni alla cittadinanza dal palco di San Maurizio, in cui chiunque, previa registrazione nel Broglio della Tenzone, avrà diritto di parole e illustrazione del proprio pensiero. Il vincitore del confronto di idee verrà decretato l’ultimo giorno di Carnevale».

Giovedì 27 febbraio la Calza calava la maschera: «Orgogliosamente consapevole delle difficoltà dell’attuale momento politico cittadino, acuite dall’incapacità dei partiti nel definire le candidature a sindaco di Venezia –annunciavano Priore e Procurator Grando– la Compagnia de Calza I Antichi ha deciso, con l’alto senso di responsabilità civica che ne ha sempre contraddistinto le azioni e le opere, di scendere in campo nell’agone al solo scopo di offrire il proprio contributo alla soluzione di una questione di importanza topica per i destini della città che ci è madre e che vorremmo ci tornasse tale smettendola una buona volta di esserci matrigna».

«È con questo spirito e questa convinzione –proseguiva il proclama degli Antichi– che la Compagnia de Calza, da sempre amata dal popolo e temuta dai potenti, ha stabilito, osando ciò che i palazzi della politica non osano, di rompere gli indugi e di indire da subito, in modo rigorosamente autoctono, virilmente autonomo e fieramente indipendente, le consultazioni Primarie per la scelta dei candidati all’incarico di sindaco di Venezia». Si tratterà, spiegavano gli Antichi, di «Primarie a trecentosessanta gradi». Infatti, «essendo la Calza un’Associazione Culturale e in quanto tale politicamente trasversale da sempre, anche in considerazione del fatto che i suoi membri professano i più svariati credi politici, sessuali e religiosi, le Primarie degli Antichi non potrebbero in alcun modo riguardare un solo schieramento. Saranno perciò, contemporaneamente, le Primarie del Centrodestra, del Centrosinistra, del Centrocentro, della Destradestra e della Sinistrasinistra. E avranno un’altra particolarità: invece che un solo giorno, dureranno la bellezza di undici giorni, e si svolgeranno in pieno Carnevale nell’auspicio che l’ebbrezza della festa sia più feconda della pacatezza della ragione, che finora, pure pervicacemente praticata nelle segreterie dei partiti, non ha portato ad alcun risultato».

Le Primarie sono iniziate sabato 29 gennaio alle ore 16, quando i primi veneziani hanno cominciato a votare deponendo la scheda in un’antica urna itinerante che i compagni de calza hanno trasportato in un beneaugurante e scaramantico corteo che si è snodato da campo San Maurizio a piazza San Marco. Successivamente hanno potuto votare nell’urna a bocca di leone che è rimasta aperta giorno e notte, fino all’8 febbraio, ultimo di Carnevale, all’ingresso della storica sede degli Antichi al civico 2674 di campo San Maurizio. Al voto erano ammessi tutti i cittadini maggiorenni residenti nel territorio del Comune di Venezia, e poteva venir candidato a sindaco «qualunque cittadino del mondo, purché maggiorenne, senza alcuna distinzione di nazionalità, di sesso, di religione e quant’altro, e a qualunque schieramento politico faccia o non faccia riferimento». Bastava scrivere su un foglio nome e cognome del candidato prescelto e infilarlo nell’urna in forma anonima: è giusto infatti che il voto, che è segreto, rimanga tale anche alle Primarie, spiegavano gli Antichi. Inoltre, «per far meglio conoscere alla cittadinanza gli aspiranti sindaci sia veri che presunti, e i loro programmi sia concreti che ingannevoli», la Calza ha messo a disposizione dei candidati il palco dei propri spettacoli di campo San Maurizio per un giorno, aprendo i comizi della campagna elettorale con una non-stop di cinque ore, dalle 15 alle 20, nella giornata di giovedì 3 febbraio, a due mesi esatti dal voto. «Potrà liberamente intervenire chiunque, a qualunque titolo –informava la Calza– senza alcuna par condicio e senza alcuna censura, e potrà parlare senza limiti di tempo e senza interruzioni, tantomeno di tipo pubblicitario, fatta eccezione per le eventuali intemperanze del pubblico, che saranno le uniche a venir tollerate». E in effetti il palco si è riempito di oratori, professionisti e improvvisati, per l’intero pomeriggio, che hanno esposto programmi seri e farneticazioni deliranti. Difficile dire se tra di loro, quasi tutti in maschera, si celasse qualche candidato di quelli «autentici». Qualcuno, per esempio, ha creduto di riconoscere un noto esponente cittadino di Rifondazione Comunista, mascherato (o mascherata?) sotto i colori arancioneroverdi della squadra di calcio. Di sicuro è stato un clamoroso successo e un grande divertimento, bissato dalla proclamazione del vincitore delle Primarie, l’ultimo giorno, per il quale era stato predisposto sul palco, davanti ad un «nodàro», un «Contratto con i veneziani» da firmare, nel quale si doveva impegnare a mantenere gli impegni presi con i cittadini nel corso della campagna elettorale, «pena una sequela di terribili punizioni corporali da infliggersi sulla pubblica piazzetta di San Marco tra le colonne di Marco e Todaro».

L’iniziativa delle Primarie trova larga eco su tutti i giornali. «Grande successo delle Primarie degli Antichi sul candidato sindaco» titola a tutta pagina La Nuova Venezia del 31.1.2005. «Le Primarie? Una seria carnevalata» è il titolo de Il Gazzettino. E il «Corriere del Veneto» : «Le Primarie a Venezia le farà la Compagnia della Calza. Seggi volanti per tutta la durata del Carnevale. E c’è anche un contratto con i veneziani». «Di fronte al protrarsi quasi oltre il tempo massimo del balletto sulle candidature caldeggiate da segreterie di partito, movimenti della società civile, intellettuali e accademici –scrive Martina Zambon– i Antichi reagiscono a modo loro, con un evento che è per metà provocazione e per metà proposta seria». Il noto matematico previsore statistico professor Carlo R. Bullhaimer comincia così, piano piano, a snocciolare le prime indiscrezioni sulle previsioni. Domenica 30, oltre a un diluvio di voti autoreferenziali, tipo «candidato io» o «mio moroso» -informa Manuela Pivato su La Nuova Venezia del 31.1.2005– «il più votato, tra centinaia di schede nell’urna della Compagnia de Calza, è stato il gondoliere dello stazio di Santa Maria del Giglio Amedeo Memo detto «Professor», tallonato dal regista Bruno Tosi e dal presidente dell’associazione veneziana albergatori Ugo Samueli. Tra i politici, gettonatissimi Mario D’Elia e Augusto Salvadori. Tra le «spreferenze» -sì perché la Calza ha introdotto anche il voto contrario, peraltro molto indicativo– una messe di schede per il sindaco Paolo Costa e per il candidato Maurizio Crovato, che si sono beccati, accanto al nome, un «no, mai!».

Qualche giorno dopo però, gli «egsitpul» del professor Bullhaimer disegnano già un altro scenario: «Felice Casson sindaco ideale, Salvadori e D’Elia meglio di Crovato» titola Il Gazzettino, che aggiunge: «Stanno riscuotendo grande successo le elezioni primarie ideate un po’ per gioco e un po’ sul serio dalla Compagnia de Calza I Antichi». «A sorpresa il magistrato è il candidato preferito dai veneziani» scrive Davide Scalzotto. I dati dicono infatti che Casson è in testa alle preferenze dei veneziani con il 27% dei consensi. Dietro di lui, al 20%, due avvocati, Mario D’Elia e Augusto Salvadori. Seguono, incredibilmente, nientemeno che Zio Paperone al 10%, il sindaco uscente Paolo Costa al 9, il regista Bruno Tosi al 5, il presidente degli albergatori Ugo Samueli e il gondoliere Amedeo Memo al 4, il filosofo Massimo Cacciari e il giornalista Maurizio Crovato al 3. «Alle Primarie Casson batte zio Paperone» titola La Nuova Venezia.

Finalmente, l’ultimo di Carnevale, la proclamazione dei vincitori. E il quadro cambia ancora. 953, annunciano gli Antichi, i votanti. «E alla fine trionfa il gondoliere» titola La Nuova Venezia del 9.2.2005. In realtà, candidato sindaco ideale, con 182 preferenze (19,09 per cento) viene proclamato il poeta erotico del Settecento Zorzi Alvise Baffo. Il gondoliere Amedeo Memo è secondo con 176 voti (18,46%). Terzo, il magistrato Felice Casson con 124 voti (13,01%), che non era ancora sceso in politica e poi, scelta profetica, sarà davvero il candidato (sconfitto da Cacciari) dell’Unione. Quarto, il presidente degli albergatori Ugo Samueli (11,22%) seguito da Augusto Salvadori (9,65%) e Mario D’Elia (9,02). Poi il gruppone con i vari Maurizio Crovato, Zio Paperone, Massimo Cacciari, Tinto Brass. I più sgraditi, il sindaco uscente Paolo Costa e l’europarlamentare di Forza Italia Renato Brunetta.

2005 - Tavole Sinottiche da libro a spettacolo

Un altro spettacolo nuovo degli Antichi ha debuttato in questo Carnevale, per un «classico» della Compagnia de Calza rivisitato e riproposto. Un libro che diventa uno spettacolo: si tratta de «Le Tavole Sinottiche del Casso e de la Mona», irriverente libriccino double-face scritto a quattro mani e due pistolini (oni?) da Roberto Bianchin e Luca Colferai, pubblicato l’anno scorso dagli Antichi Editori, e trasformato in uno spettacolo, ideato, diretto e interpretato dagli stessi autori, che è andato in scena in campo San Maurizio la sera di giovedì grasso, 3 febbraio, con la complicità di Silvio Giulietti alle immagini e Michele Busetto alle musiche e ai suoni.

È una storia che inizia nei primi anni ottanta, quando il Procurator Grando Colo de Fero, di ritorno da un lungo viaggio nei paesi più bizzarri del mondo, decide di mettere nero su bianco le sue più strabilianti scoperte. Tra queste, alcuni decisamente sorprendenti quanto inusuali esemplari di attributi sessuali, sia maschili che femminili, dei quali, a memoria d’uomo, non v’era conoscenza, o quella che c’era era andata perduta. Questo tesoro di sapienza venne travasato in uno spettacolo inscenato dal primo Casanova degli Antichi, il cabarettista Norberto Midani (successivamente scoperto da Zelig), che per molti anni battè con successo le piazze italiane ed europee. Abbandonate poi per lunga pezza, presi da altre folgoranti invenzioni, le strabilianti «Tavole Sinottiche», patrimonio genetico degli Antichi, vennero riprese in forma scenica sul finire degli anni novanta dagli irrefrenabili Gemellini Casanova, e nel 2004 diventarono un prezioso libriccino conteso dai collezionisti e andato rapidamente esaurito. Ora quel libro si è trasformato in uno spettacolo completo di due ore, con corredo di parole, musiche e immagini: 60 sorprendenti esemplari di Cassi e Mone di tutto il globo terracqueo proiettati su uno schermo gigante, superbamente illustrati dall’eccelso pittore Massimo Zuppelli titolare della cattedra di nudo all’Accademia delle Belle Arti di Brera in Milano, e sapientemente commentati da Colo de Fero e Bob R. White in una «lectio magistralis» vietata ai minori che è stata seguita da un pubblico folto, divertito e sorpreso da tale panoplia di meraviglie sconosciute ai più.

2005 - L’Acqua d’Eros e di Vite

L’ormai consueto appuntamento carnevalesco con la consorella Accademia degli Acquavitai del Gastaldo Sandro Bottega, si è svolto quest’anno in campo San Maurizio la mattina di sabato 5 febbraio, quando è stata presentata al pubblico la bottiglia gigante di grappa Alexander, con all’interno una scultura di vetro raffigurante una bocca femminile, destinata al primo premio del Festival Internazionale di Poesia Erotica «Baffo-Zancopè». A presentare l’inedita creazione artistica creata appositamente dalle Distillerie Bottega di Pianzano Veneto (Treviso) di Sandro e Stefano Bottega, sponsor storico della manifestazione, il responsabile della comunicazione delle Distillerie, Giovanni Savio. Con effluvi di grappa vaporizzata «Alexander» nata da un’intuizione di Stefano Bottega, le poesie di Zorzi Alvise Baffo, e la partecipazione dell’avvenente Cortigiana Donna Lucrezia. Nell’occasione, Giovanni Savio ha illustrato le attività dell’Accademia degli Acquavitai, che ha recentemente finanziato un’accurata ricerca storica che ha fatto luce sull’attività dell’antica scuola di mestiere. Il tutto nell’intento di promuovere e difendere la qualità dell’acquavite, recuperandone storicamente l’arte e valorizzando antiche e nuove tradizioni. In serata, come sempre, il Festival di Poesia Erotica è stato «innaffiato» di grappa Alexander, i cui benefici effluvi, spruzzati nell’aria attraverso l’invenzione della «grappa spray», pare abbiano positivamente influito sulla qualità delle opere in concorso.

2005 - Tredici anni di poesie erotiche

Non fa più notizia ormai il successo consolidato del Festival Internazionale di Poesia Erotica «Baffo-Zancopè» giunto quest’anno alla tredicesima edizione e andato in scena la sera di sabato 5 febbraio in campo San Maurizio, con la «resurrezione» di Zorzi Alvise Baffo fatto rivivere dal celebre erotomane Bob R. White, inventore e direttore artistico del Festival, la brillantissima conduzione del Procurator Grando Colo de Fero, i sempre applauditissimi e richiesti spot erotici di «Donna Lucrezia» Sandra Vigarani, il «Tg Setesento» e il «Parlar figurato de’ veneziani» di Donato de Simone.

Basti dire che si è trattato, come riferisce scrupolosamente Il Gazzettino del 7.2.2005, di «due ore di puro erotismo», di fronte a un pubblico di oltre duecento persone. «Sul palco si sono esibiti venti poeti –scrive Riccardo Petito– mentre alle loro spalle il pittore Massimo Zuppelli dipingeva un nudo di oltre tre metri. Il primo premio, una bottiglia di grappa dalla forma inequivocabile, è stato assegnato a Donna Nadia di Verona, con una composizione in bilico tra gastronomia ed erotismo». Il Premio speciale intitolato a Mario Stefani, dedicato al grande poeta veneziano scomparso che aveva sempre partecipato a tutte le edizioni del festival, è andato invece al sanguigno poeta veneziano Aldo Vianello.

Da segnalare, a margine del Festival, una curiosa polemica su un’iniziativa analoga, nata a imitazione di quella della Calza, fatto accaduto anche per alcuni dei più riusciti eventi storici degli Antichi, come l’Ombralonga e la Bocca delle denunzie secrete de’ veneziani. Imitazioni peraltro pessime, sulle quali la Calza, nella sua magnanimità, ha sempre sorvolato e continua a sorvolare, ben consapevole che il pubblico più attento riesce facilmente a cogliere le (molto evidenti) differenze. Ma quest’anno si è passato il segno. «L’assessore comunale alla cultura, che evidentemente si intende poco sia di poesia che di erotismo –ha spiegato in una nota il Procurator Grando degli Antichi Colo de Fero– ha consentito che un sedicente festival nato dopo di noi e con un altro nome, entrasse quest’anno nel programma ufficiale usando il nostro stesso nome e generando una evidente confusione». Il pubblico, fortunatamente, se n’è accorto, e ha saputo ben distinguere, al di là dei piccoli e meschini imbrogli, accorrendo ancora una volta numeroso a San Maurizio a decretare l’ennesimo successo dell’unico, vero, inimitabile e ormai storico Festival di Poesia Erotica: quello degli Antichi. Ai volgari imitatori solo un consiglio, che arriva nientemeno che dal Priore della Calza: «Poveri spiriti mediocri, non vogliamo farvi del male. Ma lasciate perdere le scopiazzature, tra l’altro fatte coi piedi, e inventatevi qualcos’altro, ammesso che ne siate capaci».

2005 - Todos Maricones con Cecchi Paone

Chiude col botto, e con il più trasgressivo degli eventi, una festa gay intitolata «Todos Maricones», questo lunghissimo e scoppiettante CarnevalEros degli Antichi. E lo chiude con la partecipazione straordinaria di Alessandro Cecchi Paone, al quale è stata dedicata la festa come omaggio al suo recente e straordinario «outing» sulle sue preferenze sessuali, che è intervenuto in diretta, al telefono, martedì 8 febbraio in campo San Maurizio, per complimentarsi con gli Antichi dell’iniziativa «originale e coraggiosa», formulare i migliori auguri, lodare le «benemerite» manifestazioni della Calza «che ben conosco e che è molto famosa», e annunciare una sua prossima presenza in carne ed ossa. Un intervento molto atteso e molto applaudito. «I Antichi invitano Cecchi Paone: siamo tutti maricones!» ha titolato a sei colonne il «Corriere del Veneto».

Lo spettacolo, una «gran festa retrò del mondo capovolto», promozionata fin da Capodanno dal Gran Priore in persona che si era fatto stampare in rosa fucsia la scritta «Todos Maricones» sul retro dei suoi sfilacciati jeans d’antan firmati «El Charro», è stato «un omaggio partecipato e sentito all’universo gaio che abita fuori e dentro ognuno di noi». Infatti tra giochi, scherzi, racconti, danze e poesie, sopra un palco tutto rosa per l’occasione, vi sono stati numerosi «outing» individuali e collettivi sia dei compagni de calza che del pubblico presente, sui quali, per rispetto della privacy, stenderemo un velo, non pietoso ma affettuoso. Al culmine della festa, condotta da Colo de Fero e Bob R. White e organizzata in collaborazione con la rivista «Babilonia», la partecipazione straordinaria del Principe Maurice, la più affascinante icona gay del nuovo millennio, e straordinario Casanova degli ultimi Carnevali degli Antichi. Hanno allietato la serata il Maestro Marino Sartori alle tastiere, gli esperimenti di bonigolomanzia del Prof. Michael Von Bohrug (Michele Busetto), le arie cantate di Giulia Renier, la danza del ventre della schiava Ranira, le seduzioni della Cortigiana Donna Lucrezia (Sandra Vigarani), le performances del «Re Sole» Sebastiano Casellati e della show-girl Carnem Miranda (Gianni Matteucci) con il corredo dei suoi irrefrenabili boys. A seguire, la proclamazione dei vincitori delle Primarie e della Festa dei Marìi, e a chiudere «El Gran Balo del Maricòn» con Marney Taylor e Cuginomicheledigei, con la partecipazione straordinaria de «Il marinaio Johnny e la sua gaia ciurma». La regia era firmata da Roberto Bianchin.

2005 - Il peggior carnevale

Per gli Antichi, è stato uno dei Carnevali migliori. Per la città di Venezia, quello organizzato (si fa per dire) dal Comune, uno dei peggiori. Questi i commenti all’ultima edizione. «Ho visto cose degne di una sagra paesana, e alla fine ce l’hanno fatta a uccidere il Carnevale» tuona il Procurator Grando Luca «Colo de Fero» Colferai in un’intervista rilasciata a La Nuova Venezia. Il Procuratore degli Antichi spiega anche, in una lettera pubblicata da Il Gazzettino, come gli Antichi abbiano «divorziato» dall’orribile assessore comunale alla cultura. «Non abbiamo soldi, ci hanno detto –racconta Colferai– per cui abbiamo deciso di fare un carnevale veneziano. Perché, se avevano tanti soldi facevano un carnevale milanese?».

Giovedì 17 febbraio il Gran Priore della Calza Roberto «Bob R. White» Bianchin emana un Editto alla popolazione in cui «ringrazia dal profondo del cuore tutte le cittadine e i cittadini veneziani che come ogni anno hanno partecipato numerosi alle manifestazioni indette in assoluta autonomia dagli Antichi per il Carnevale 2005». «Purtroppo per la città –aggiunge il Gran Priore– questo Carnevale verrà ricordato come il peggiore degli ultimi venticinque anni, gestito nel peggiore dei modi dal peggior assessore alla cultura che Venezia abbia mai avuto. Avesse dimestichezza con la virtù della decenza, dovrebbe quantomeno aggirarsi penitente per calli e campielli, il capo cosparso di cenere, per chiedere umilmente scusa alla città di questo ennesimo disastro».

«Non mancano peraltro, nel fallimento del Carnevale, solide ragioni che inducono all’ottimismo, anche il più sfrenato –continua il Priore degli Antichi– la prima è la gioiosa constatazione che il mandato dell’ineffabile assessore è irrevocabilmente scaduto. La seconda è che a nessuna persona dotata di normale intelletto verrà più in mente di resuscitarlo neanche in altre forme. La terza è che non lo rimpiangerà nessuno. La quarta è che la Compagnia de Calza invece ci sarà ancora. Ci sarà l’anno prossimo e ci sarà gli altri anni ancora, come ormai fa, unica a Venezia, da venticinque anni ininterrotti, sempre amata dal popolo e sempre temuta dai potenti. Ci sarà con le sue idee e la sua fantasia –conclude il Priore– con le sue provocazioni e la sua voglia mai sopita di trasgredire e di sorprendere. Ci sarà comunque, con il Comune, senza il Comune, contro il Comune. Perché i sindaci e gli assessori (anche i peggiori) inesorabilmente passano, e invece noi, orgogliosamente, restiamo!».

Parole profetiche quelle del Gran Priore. Dell’assessore, concluso il mandato, non resterà traccia alcuna a Venezia, e nessuno lo chiamerà più, neanche per un caffè. (Per la completezza dell’informazione, se a qualcuno può interessare, si chiamava Armando Peres). La Calza invece per il Carnevale del 2006 verrà chiamata dal regista Maurizio Scaparro a partecipare al programma della Biennale Teatro. Serve aggiungere altro?

La Notte delle Elezioni (o Erezioni, volendo e potendo) del 1. aprile 2005, annullata per morte papale prevedeva la pubblica previsione dell’esito delle elezioni comunali cittadine tramite la lettura dei bonigoli (ombelichi) dei candidati ad opera del professor Michael Von Bohrug (Michele Busetto). I bonigoli qui sopra in panoplia (uno ciascuno per gli undici competitori, più uno per eventuali candidati dell’ultima ora) stampati su lucidi avrebbero dovuto essere proiettati su megaschermo in campo San Maurizio provocando ad arte l’ilarità del pubblico. Ciò purtroppo non è stato e forse non sarà mai più. Per i più curiosi un giochino: uno di questi non è un ombelico, dovete trovarlo.

2005 - La Notte delle Elezioni degli Antichi

Orgogliosa di aver indetto e realizzato a Carnevale, unica a Venezia, le Primarie per la scelta dei candidati a sindaco, che diedero come vincitore il poeta Zorzi Alvise Baffo seguito dal gondoliere Amedeo Memo e dall’allora ancora pm Felice Casson, ma mai doma e mai paga dei risultati ottenuti, la Calza decide di «completare e concludere il suo percorso conoscitivo intorno al prossimo sindaco» organizzando per la sera di venerdì 1 aprile in campo San Maurizio una festa-spettacolo in tema, intitolata «La lunga notte delle elezioni», ovvero: «Prendila con filosofia e Campa Felice».

Una data non casuale. Anzi, ideale. Era infatti, oltre che il giorno di chiusura della campagna elettorale, anche il giorno delle beffe. «Non potevamo sottrarci» hanno spiegato gli Antichi. Perciò il palco, elegantemente rivestito di raso rosa, è stato messo a disposizione, in una non-stop di tre ore, dalle 21 alle 24, di tutti gli undici candidati a sindaco di Venezia, ai quali è stato concesso, in rigoroso ordine di arrivo sul posto (cioè chi primo viene prima parla) un massimo di 15 minuti di tempo a disposizione per lanciare l’ultimo appello alle elettrici e agli elettori e convincerli a votare per loro. Comizi alla vecchia maniera, dunque, nel corso dei quali gli oratori non sarebbero stati traviati «da domande idiote di conduttori idioti» né disturbati da «altrettanto idiote» interruzioni pubblicitarie. Le uniche manifestazioni di disturbo ammesse, ammonivano gli Antichi, sarebbero state le eventuali contestazioni del pubblico presente, nei confronti delle quali non sarebbe stata applicata, come tradizione della Calza, «alcuna forma di contenimento o di censura».

A introdurre i comizi, una «dotta allocuzione» dell’Eccellentissimo Professore in Lettere a riposo volontario Luca «Colo de Fero» Colferai, Procurator Grando degli Antichi, sul tema: «Ballottaggi, brogli e altre amenità elettorali al tempo dei Dogi». E a chiudere, il noto esperto sondaggista Prof. Carlo R. Bullhaimer, già impareggiabile regista delle Primarie, avrebbe anticipato il nome del vincitore delle elezioni comunali del 3 e 4 aprile, annunciando l’esito degli «Ingress Pool» (l’esatto contrario degli «Exit Pool»), realizzati dal celebre istituto di sondaggi «Demoskopà» tra il 15 e il 30 marzo su un campione significativo di 999 cittadine e cittadini veneziani invitati a esprimere la loro preferenza pochi giorni prima di entrare nei seggi elettorali. Altro motivo di interesse, la presenza del rinomato scienziato tedesco Prof. Michael Von Bohrug, libero docente di onfalomanzia comparata all’università di Lubecca, chiamato a emanare le predizioni sul successo o tracollo finale dei candidati, attraverso la lettura analogica degli undici ombelichi appartenenti ai candidati stessi, le cui rarissime immagini fotografiche gli Antichi annunciavano di essere stati in grado di procurarsi «a conclusione di una sottile ma intensa attività di intelligence». Immagini, si diceva, che sarebbero state esibite pubblicamente per la prima volta e in esclusiva, «con l’unica censura, approvata in via straordinaria dal Consiglio dei Savi della Compagnia, delle parti sottostanti gli ombelichi stessi». A completare la serata, che gli Antichi assicuravano «ideata in totale autonomia» e «non sostenuta in alcun modo da alcun partito, movimento, associazione, istituzione o sponsor», la resurrezione di Zorzi Alvise Baffo da parte di Bob R. White, il Maestro Marino «Marney Taylor» Sartori alle tastiere, e «ombre e cicheti» generosamente offerti dalla Compagnia alla cittadinanza.

Tutto era pronto. Almeno metà dei candidati avevano annunciato la loro partecipazione. «Venerdì pesce d’aprile con l’ultima maratona elettorale» titolava il «Corriere del Veneto». «Primo aprile degli Antichi» strillava La Nuova Venezia. «Il primo aprile comizio generale a San Maurizio» scriveva Il Gazzettino. «I Antichi offrono il palco per l’ultimo appello semi-serio» diceva ancora il «Corriere del Veneto». Ma il diavolo, come spesso si diverte a fare (e sennò che diavolo di un diavolo sarebbe?) ci ha messo lo zampino, facendo scomparire il Pontefice proprio quel giorno, il che ha indotto ad annullare in corsa i comizi della campagna elettorale, oltre a molti spettacoli, in tutta Italia. Dopo vari consulti, lunghi conciliaboli, e un giro sempre più rovente di telefonate, anche la Compagnia de Calza ha deciso, in segno di rispetto, di annullare la manifestazione pubblica in campo San Maurizio, mentre Colo de Fero tornava da Rialto carico di due cassette di sardelle e dieci chili di polenta per il pesce d’aprile de I Antichi. Sostituendola però con una manifestazione privata, per inviti, nella sua sede storica sempre di campo San Maurizio. Dove, al riparo da occhi indiscreti, e con la discretissima presenza di alcuni dei candidati (siamo qui autorizzati a citarne uno solo, il candidato dell’Unione Felice Casson accompagnato dalla sua gentile consorte, Dottoressa Milva Andriolli), la manifestazione si è svolta egualmente, con lo stesso programma previsto in campo San Maurizio.

A beneficio del pubblico che non ha potuto assistere, per i motivi anzidetti, alla festa-spettacolo, diremo che si è dato vita ad un gustoso siparietto tra le maschere di Casson e Cacciari, realizzate dal «Mondonovo» di Guerrino Lovato con straordinaria perfezione e indossate da Silvio Giulietti (Cacciari) e Bob R. White (Casson, con tanto di scarpe da calcio e toga coi pesci appesi), e che quindi il Prof. Bullhaimer ha dato conto dell’esito del suo «Ingress Pool» e il Prof. Von Bohrug delle sue previsioni tratte dalla lettura degli ombelichi degli undici candidati. Grande stupore ha suscitato il risultato dell’ «Ingress Pool», quando il Prof. Bullhaimer ha annunciato che al primo posto, con il 41% dei voti, si classificava il candidato semisconosciuto Giampaolo Pighin, leader di un minoritario e sedicente movimento autonomistico terrafermiero. Ma ancor più grande è stata la sorpresa (e il raccapriccio) quando il Prof. ha reso noto che con la stessa percentuale del 41% si piazzavano a pari merito, dal secondo all’undicesimo posto, tutti gli altri candidati! Sembrava finita. Invece l’ineffabile Prof. Bullhaimer annunciava: «E al 12° posto», prontamente interrotto dal Procurator Grando: «Ma i candidati sono solo undici, non dodici!». Imperturbabile, il Prof. Bullhaimer spiegava: «Non so, qua c’è scritto così». E, sempre più imperturbabile, proseguiva: «Al dodicesimo posto, con il 269% dei voti (schiamazzi dei presenti)Zorzi Alvise Baffo!». Allora il Procuratore: «Ma come è possibile? Che conti avete fatto? Qua vien fuori il 720%! C’è un broglio!». Bullhaimer: «Non so, qua c’è scritto così». Il Procuratore: «E allora così sia, viva Baffo!».

Assai sorprendenti, nonché estenuanti per l’ampiezza della dottrina esplicata, sono state le previsioni tratte dal Prof. Von Bohrug dalla lettura comparata, secondo l’antichissima arte dell’onfalomanzia, degli undici ombelichi dei candidati a sindaco. Tralasceremo qui, per non tediare ulteriormente l’incauto lettore che abbia avuto la ventura e l’ardire di seguirci fino a questo punto della narrazione, le deduzioni tratte dai bonìgoli dei nove candidati poi sconfitti, che hanno riportato solo briciole di consensi, per concentrare l’attenzione su quelli dei due candidati andati al ballottaggio, anche allo scopo di verificare «a posteriori» (come ci piace questo termine!) quanto il bonigolomante abbia azzeccato in sede di previsione e quanto no. Il bonìgolo di Felice Casson (sconfitto poi di stretta misura al ballottaggio) veniva indicato come «piuttosto raro tra le popolazioni del globo terracqueo ma abbastanza presente storicamente nelle lagune intorno Chioggia». Del tipo definito «a capasanta», si trova in natura –spiegava il Professore– anche nelle varianti a vongola, a caparosolo e a cassogarusolo, e «denota chiaramente la sua origine popolare e lagunare, trovandosene siffatti esemplari in persone dedite alla nobile attività della pesca sia di mare che di laguna». Bonìgolo abituato a navigare per mari anche tempestosi «senza mai subire l’onta del naufragio» -annotava l’eccellentissimo Von Bohrug– «si distingue per la sua esperienza e la sua affidabilità. Ha carattere forte, gioviale e compagnone. Bonìgolo di successo, eccelle nella cucina, ovviamente di pesce, come nelle arti sportive e negli studi giuridici».

Il bonìgolo del filosofo Massimo Cacciari invece, poi vincitore al ballottaggio (di strettissima misura) e divenuto nuovamente sindaco, veniva definito come «rarissimo e di specchiata virtù, curiosamente a forma di triangolo, figura geometrica perfetta che richiama il divino», e che si distingue nettamente dagli altri per tale caratteristica che «ne fa un unicum, un principium, una fine». Denota attitudine alla meditazione e al pensiero filosofico, chiosava Von Bohrug, che lo valutava «di natura a volte irascibile, egocentrico e ipocondriaco, e ben conscio della sua superiorità intellettuale». A volte, aggiungeva, «fatica a mettersi in relazione con gli altri per questa sua propensione all’esaltazione del superego nascosto ma mica tanto». Bonìgolo «attrattivo e un poco vanesio», appare destinato, secondo il Professore, «a grandi vittorie come a grandi sconfitte, senza per questo turbare mai minimamente il legittimo proprietario». Parole, ancora una volta, profetiche.

2005 - Busto a Baffo e ci apparentiamo

Ci ha preso gusto la Calza a giocare con le elezioni. Dopo aver inventato le Primarie e dedicato il primo aprile a una bizzarra chiusura della campagna elettorale, interviene nel dibattito politico cittadino anche in occasione degli apparentamenti per il ballottaggio, proponendone uno di assai curioso. Difatti lancia attraverso i giornali la sua proposta. «I Antichi: busto a Baffo e ci apparentiamo» titola Il Gazzettino del 10.4.2005. Che spiega: «Un apparentamento garantito a chi erigerà un monumento al poeta del settecento veneziano Giorgio Baffo: è l’offerta, tra il serio e il faceto, lanciata ieri a Felice Casson e Massimo Cacciari in vista del ballottaggio per il sindaco di Venezia dalla Compagnia de Calza I Antichi. Ieri, scrive il quotidiano veneto, a conclusione di un «vivace e tormentato» dibattito notturno, l’associazione ha comunicato che «si apparenterà con Felice Casson o con Massimo Cacciari, che diventeranno pertanto zio Felice o zio Massimo, se uno dei due candidati a sindaco di Venezia ridarà al grande poeta del Settecento veneziano Zorzi Alvise Baffo, padre spirituale degli Antichi, il posto che gli spetta nella storia e nella cultura di Venezia, edificandogli un monumento in campo San Maurizio, dove gli Antichi già vent’anni fa posero una lapide sulla casa dove visse». L’associazione chiede inoltre –scrive La Nuova Venezia– che in cambio dell’apparentamento venga dedicato al poeta veneziano un «Memorial Baffo», ovvero una grande rassegna internazionale di letteratura e poesia, con mostre, convegni, spettacoli e feste, che insieme al festival di poesia erotica che la Calza organizza ogni anno dal ’93 vada a completare «il doveroso omaggio a uno dei più grandi veneziani della storia». Per la cronaca va detto che non se n’è fatto nulla, perché il filosofo non si è nemmeno degnato di rispondere, mentre l’ex magistrato ha fatto una vaga promessa al Priore di «prendere in considerazione» la proposta, ma a patto di «esaminare preventivamente il bozzetto, perché voi vi conosco!». Avendo perduto, non ha potuto fare nemmeno questo. Ma la battaglia per il monumento a Baffo, ha annunciato il Priore, continuerà!

2005 - A Berlino il Minuetto di Casanova

Quarto anno consecutivo per gli Antichi a Berlino, grazie ai buoni uffici di Gregor Schmid ed Elmar Zorn, con un nuovo spettacolo. Un Casanova «danseur mondain» che si guadagna da vivere impartendo lezioni di ballo nelle più importanti Corti d’Europa, è stato infatti il protagonista dello spettacolo «Il Minuetto di Casanova» che la Compagnia de Calza ha messo in scena sabato 16 aprile alla Kadewe, il più importante ed elegante centro commerciale della capitale tedesca. L’ottava volta in Germania per gli Antichi, ad animare il bizzarro Carnevale fuori stagione della «Venetianische Nacht», una non–stop di dieci ore per 1.500 invitati, tutti in costume, che è iniziata con una sontuosa cena di gala ed è proseguita con spettacoli e animazioni per concludersi alle prime luci dell’alba con una grande festa da ballo in maschera. A vestire i panni del celebre avventuriero veneziano è stato ancora una volta il Principe Maurice, ovvero l’attore Maurice Agosti, il Casanova del Carnevale di Venezia, attorniato da Mamma Casanova (Cleonice Silvestri) e dagli esuberanti Gemellini Casanova (Colo de Fero, Bob R. White, Silvio Giulietti). La famiglia Casanova era accompagnata al pianoforte dal Maestro Marino Sartori e dal quartetto d’archi tutto al femminile delle «Serenissime Dame» (Alessandra Boldrin, Germana Pinarello, Marta Traversi, Alessandra Vianello). Maestri di danza, che hanno insegnato al pubblico i passi del minuetto, Marney Taylor e Federica Zagatti. Sono intervenuti anche il bonigolomante Michael Von Bohrug (Michele Busetto) capace di predire il futuro dalla lettura dell’ombelico, le cortigiane Rita P. Trou e Barbara Brunzin, l’efebo Lucas Christ e il ciarlatano Carlo R. Bullo. Ideazione di Luca Colferai, regia di Roberto Bianchin. E grande successo, come ormai ogni anno, e con molte richieste di bis, per il piano bar di canzoni italiane anni ’60, magistralmente riproposte da Marino Sartori, con la complicità di Roberto Bianchin alle percussioni.

2005 - Gli Antichi sbarcano in Africa

Ci mancava, l’Africa, nei venticinque anni di storia degli Antichi. L’Italia era già stata esplorata, da Venezia a Milano, da Napoli a Palermo, da Brisighella a Cairo Montenotte. L’Europa, in parte, pure, dalla Francia alla Germania e fino alla Grecia: da Parigi a Lione, da Monaco a Berlino, da Thionville a Salonicco. L’Africa, no. Non ce lo saremmo mai neanche immaginati. Figurarsi la sorpresa quando ci chiama il Professor Marco Cremaschi, docente all’università di Roma, e ci chiede se saremmo disponibili a una «trasferta fuori Roma». Fuori Roma? Ma se noi stiamo a Venezia? Ci spiega, dopo un giro di parole, che «fuori Roma» vuol dire Africa, cioè Sudan, cioè Khartoum, la capitale del Sudan. Ostrega. «Dove xe Khartoum?». Chiediamo soccorso alle carte geografiche. Il Professor Cremaschi ci spiega che è amico dell’ambasciatore italiano a Khartoum Lorenzo Angeloni, che gli ha chiesto di contattarci. In queste pagine è lo stesso ambasciatore che spiega le ragioni di questa scelta. Noi non nicchiamo. L’avventura è tanto folle, il Sudan tanto sconosciuto, e noi tanto incoscienti, che diciamo subito di sì. Senza neanche riflettere. Senza interrogarci sui rischi e su cosa, soprattutto, saremmo andati a fare. Organizziamo uno spettacolo, un programma, e partiamo. Una delegazione, non possiamo andare in tanti. All’aeroporto si ritrovano il Gran Priore Bob R. White, il Procurator Grando Colo de Fero, il direttore musicale Marney Taylor e le musiciste Germana Pinarello, Marta Traversi, Giulia D’Elia.

La trasferta è un successo per quanto riguarda lo spettacolo, e uno choc culturale per quanto riguarda l’esperienza umana. Lo spiega bene, in queste pagine, la giovane Benedetta «Benny» Casassa, che lavora all’ambasciata italiana e che è stata il nostro angelo custode in quei giorni infuocati (la temperatura sfiorava i cinquanta gradi!). Merito della consolessa Laura Paganin che ci ha accolti e ospitati nella sua casa come vecchi amici, dove ci ha riempito di attenzioni, di coccole, di ottime cenette e di splendide serate a cazzeggiare, ridere, cantare e suonare sino a notte fonda in compagnia degli italiani che lavorano in Sudan (diplomatici, medici, volontari). Merito di Tony Frattina e di Roberto Viganò, vigorosi e invincibili, che lavorano anch’essi per l’ambasciata, che ci hanno risolto tutti i problemi e ci hanno portato in gita riempendoci d’affetto, e merito di Simone, imprenditore italiano che lavora laggiù, che ci ha fatto conoscere il deserto e la sua casa. Un’esperienza straordinaria. Iniziata in modo curioso, quando nello scalo al Cairo dell’aereo che ci portava a Khartoum, sono scesi tutti e non è salito nessuno. Fatto che ha ispirato la fantasia da musicista di Marino, che ha subitamente composto il rap «A Khartoum no va nissùn», diventato presto il tormentone delle nostre serate sudanesi insieme al meedley anni sessanta «È la pioggia che vama che colpa abbiamo noi».

Sono stati cinque spettacoli in sei giorni, frenetici, infuocati, intensissimi di appuntamenti, di colori e di emozioni, con un successo caloroso e una raccolta di fondi andata a buon fine, con la consegna dell’incasso di una serata all’orfanotrofio di Khartoum gestito dalle suore di Madre Teresa di Calcutta. Gli Antichi in Sudan hanno presentato un loro repertorio di «demonstrationi» settecentesche e tenuto un concerto di musica classica in occasione della Festa della Repubblica Italiana del 2 giugno nel parco della Residenza dell’Ambasciatore (erano presenti autorità, ambasciatori di altri paesi, ministri del Sudan e la responsabile italiana della cooperazione in Darfour, Barbara Contini), e quindi hanno messo in scena, sempre nel parco dell’ambasciata, lo spettacolo «Casanova l’Africano» il cui ricavato è andato interamente in beneficenza. In esso si raccontava della fuga in Africa di Casanova (in gondola lungo il Nilo) alla ricerca di un suo rivale, il perfido Conte Xaverio Braniscki, che lo aveva insultato e che lui aveva sfidato a duello. Inoltre, in un luogo tenuto segreto fino all’ultimo (la residenza della Consolessa Laura Paganin) gli Antichi hanno rappresentato «in prima continentale assoluta» il recital «Giorgio Baffo poeta veneziano» che ha segnato un evento a suo modo storico: era la prima volta che venivano lette in Africa le liriche del grande poeta del Settecento veneziano, che è stato fatto rivivere da Roberto Bianchin, che da 13 anni lo interpreta a Carnevale al Festival di Poesia Erotica, dopo una dotta allocuzione sul secolo di Baffo tenuta dal Procurator Grando Luca Colferai. Altri due concerti di musiche classiche e di canzoni popolari sono stati tenuti presso l’Accademia di Musica e Teatro di Khartoum e per i bambini dell’orfanotrofio delle suore di Madre Teresa. Per la cronaca, nessuno degli Antichi ha sofferto di dissenteria né di altri malanni, anzi si sono ambientati benissimo al clima torrido (ma secco, niente umido) e per evitare i rischi della disidratazione hanno «dovuto» bere moltissimo! «In un paese dove l’alcol è proibito –ha commentato il Procurator Grando– mai bevuto tanto alcol!». L’unico inconveniente, se così si può chiamare, è occorso al direttore musicale Marney Taylor, il quale, essendo astemio dalla nascita, si dissetava con giganteschi beveroni di acqua gelata portati in giro durante gli spettacoli dai camerieri su spettacolosi vassoi d’argento. Una sera, mentre stava suonando e cantando, il Maestro assetato, e un po’ disidratato, ingurgitò un mezzo litro di «acqua» tutto di un colpo. Fece una smorfia e disse al Gran Priore che gli stava accanto: «Che amara che xe ’sta acqua!». Il Gran Priore, che quell’acqua non aveva assaggiata, dal momento che si abbeverava esclusivamente di potentissimi superalcolici, in buonissima fede lo tranquillizzò: «Bevi tranquillo, Marino, gà da essere l’acqua filtrada del Nilo». Marino bevve il beverone. Solo più tardi si scoprì, con gran sconcerto, che la presunta acqua del Nilo era in realtà un potentissimo gin tonic. Il risultato fu che l’astemio Marino si ubriacò follemente, andò avanti tutta la notte a inventare rap demenziali e a parlare da solo, in piedi, davanti al lettino dove dormivano beati e sereni il Priore e il Procuratore, vaneggiando di improponibili copioni per futuri e improbabili spettacoli.

Per reggere l’urto dello spettacolo, dato l’esiguo numero dei partecipanti, i compagni de calza dovettero raddoppiare i loro personaggi: il Gran Priore Roberto «Bob R. White» Bianchin si sdoppiò nelle parti del Doge Lorenzo Celsi tutto vestito di bianco compreso il corno dogale (rarissimo l’abito trecentesco dell’atelier Pietro Longhi) e in quelli tutti rosa di Giacomo Casanova Cavaliere di Seingalt, mentre il Procurator Grando Luca «Colo de Fero» Colferai vestì i panni quattrocenteschi dello storico Compagno de Calza e quelli settecenteschi di un improbabile e imprevedibile Mercante veneziano «venditore di acqua alta». Al pianoforte, alle tastiere e alla chitarra, il Maestro Marino «Marney Taylor» Sartori che ha tenuto un applauditissimo concerto di canzoni italiane moderne e ha dato vita al personaggio di Antonio Vivaldi che ha impartito al pubblico delle lezioni di minuetto, e alla maschera di Arlecchino con i suoi lazzi e le sue canzoni popolari. Agli archi, il trio veneziano delle «Serenissime Dame» composto da Giulia D’Elia al violoncello, Germana Pinarello al violino e Marta Traversi alla viola, con musiche di Vivaldi, Boccherini, Galuppi e Mozart. L’ideazione degli spettacoli è stata di Luca Colferai, la regia di Roberto Bianchin.

2005 - Cena in campo e Disfida castradina

Riprendono l’antica tradizione delle cene all’aperto in campo San Maurizio, gli Antichi, che la sera del 16 settembre celebrano la fine dell’estate con ricche libagioni, canzoni, musiche e racconti. Si ritrovano in cinquanta, tutti vestiti di bianco, tra compagni de calza, amici e simpatizzanti. Il 21 novembre, festa della Madonna della Salute, e primo anniversario della nomina del nuovo Priore Roberto «Bob R. White» Bianchin, celebrano invece nella propria storica sede la tradizionale «Disfida della Castradina» in cui ciascun compagno de calza viene invitato a preparare l’antica pietanza veneziana secondo la propria originale interpretazione. Tra le migliori castradine di quest’anno, secondo la giuria degli Antichi, quelle della Mobu, della Nice e della Silvana. È in questa occasione che il Gran Priore annuncia solennemente che al Carnevale del 2006, anno del venticinquesimo anniversario della fondazione della Compagnia de Calza, gli Antichi, chiamati personalmente dal regista Maurizio Scaparro, entreranno ufficialmente nel programma della Biennale Teatro. «Non poteva esserci migliore regalo per le nostre nozze d’argento col Carnevale di Venezia» ha commentato il Gran Priore.

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29 gennaio 2005 ore 15

Venezia, campo San Maurizio

25 anni da Antichi

29 gennaio 2005 ore 16

Venezia, piazza San Marco

Gran Corteo dei Marii

29 gennaio 2005 ore 17

Venezia, campo San Maurizio

Festa dei Marii, prima selezione

29 gennaio 2005 ore 20

Venezia, Palazzo Pisani Moretta

Il ballo di Casanova

30 gennaio 2005

Venezia, campo San Maurizio

Festa dei Marii, seconda selezione

3 febbraio 2005 ore 15

Venezia, campo San Maurizio

Le Primarie della Calza

3 febbraio 2005 ore 21

Venezia, campo San Maurizio

Le Tavole Sinottiche

del Casso e de la Mona

5 febbraio 2005 ore 12

Venezia, campo San Maurizio

L’Acqua d’Eros e di Vite

5 febbraio 2005 ore 21

Venezia, campo San Maurizio

Festival di Poesia Erotica

tredicesima edizione

6 febbraio 2005 ore 17

Lido, piazza Malamocco

L’Isola dei Marii

6 febbraio 2005 ore 20

Venezia, Palazzo Pisani Moretta

Mascheranda

8 febbraio 2005

Venezia, campo San Maurizio

Todos Maricones

1 aprile 2005

Venezia, San Maurizio

La lunga notte delle elezioni

16 aprile 2005

Berlino, Kadewe

Il minuetto di Casanova

2 giugno 2005

Khartoum, Ambasciata Italiana

Festa della Repubblica

3 giugno 2005

Khartoum, luogo segreto

Giorgio Baffo poeta veneziano

4 giugno 2005

Khartoum, Ambasciata Italiana

Casanova l’Africano

5 giugno 2005 ore 10

Khartoum, Conservatorio

Concerto veneziano

5 giugno 2005 ore 12

Khartoum, Orfanotrofio

Concertino per bambini

16 settembre 2005

Venezia, campo San Maurizio

Festa di fine estate

21 novembre 2005

Venezia, San Maurizio

Disfida della Castradina