Un dì di carnevale i poeti veneziani

di Emanuele Horodniceanu*

CON Zorzi Baffo a far da protettore, poco santo e tanto peccatore, un dì di Carnevale nel campo dei Antichi entrano in scena i poeti. In memoria d’un barbuto Gran Priore di feste e sollazzi di nome Zane Cope, arrivano alla spicciolata nei loro abiti di sempre, timorosi, ma anche un po’ curiosi d’affrontare un aere nuovo. Non un pubblico risicato, compito, silente ed adorante, ma una folla godereccia e schiamazzante convenuta da ogni dove per trascorrere qualche ora in gaiezza e sconcezza.

Raccolti dietro un palco festante e vociante con i foglietti tra le mani intirizzite stanno lì, uno accanto all’altro, a rincuorarsi ed annusare un’atmosfera che si sta scaldando tra i frizzi ed i lazzi dei Compagni in calzamaglia colorata. Ci sono i poeti consacrati e gli auto-consacrati, i novizi, gli erotici e gli erotomani, quelli dell’amor fou e quelli dell’amor fru-fru, i presuntuosi ed i modesti, i timidi e gli esibizionisti Ce n’è per tutti i gusti: la Poesia e la barzelletta sconcia, l’hard ed il soft, il sofferto ed il giocoso. Poeti, d’ogni fatta e risma.

Re Carnevale li ha messi assieme, per la prima volta, nel buio d’una sera che s’avvia a farsi notte, pronti a salire una scaletta e ritrovarsi di botto sotto la luce di un faro. Forza, è il tuo turno, un microfono davanti alla bocca, un pugno di minuti per una dose di applausi, di risate, di battute, magari di sfottò. C’è chi il palco non vede l’ora di lasciarlo e chi non lo mollerebbe più, chi sussurra e chi declama, chi si diverte e chi finge. Lo spettacolo continua, è il Carnevale dei Poeti, il loro battesimo festaiolo con nettare di Bacco ed umori di Eros, c’è tempo per un’altra grappa, poi su, tocca ad un altro, chi ha già dato si rilassa con gli amici attorno, nel sali-scendi, tra mone e cazzi, si consuma un evento rivoluzionario. Strappata alle sue intimità, ai suoi fedeli, alle sue stanze, la poesia si ritrova esposta in campo per un rito collettivo, trascinata su un palcoscenico, riportata al suo essere (anche) tenzone, incontro-scontro, confronto.

Quel primo Festival di Poesia Erotica è stata provocazione e stimolo. Ha stanato i poeti dai loro rassicuranti rifugi, incitandoli a farsi protagonisti di un Carnevale veneziano, o per lo meno di quello ancora capace d’essere tale.

Cosa è successo da allora sino ad oggi? Dopo quella sfolgorante prima kermesse il Festival è cresciuto, è diventato un appuntamento fisso, ha proseguito la sua strada facendo di campo San Maurizio il luogo dove la poesia accetta d’essere pure un gioco.

Un gioco al quale non tutti hanno voluto o saputo partecipare. Con lo scorrere delle edizioni molti poeti veneziani si sono defilati. Presunzione, timore od incapacità di confrontarsi con il tema dell’eros, moralismo, paura di perdere la faccia, pigrizia o magari atteggiamenti e richieste da star hanno assottigliato le fila di quelli che dovevano essere i primi attori della festa Sono rimasti solo i fedelissimi, pronti ogni anno a rispondere all’appello e tornare in scena a fianco dei nuovi entrati, giovani e foresti che si sono via via tuffati nell’erotica bagarre dei Antichi.

Un Festival più internazionale in una città ed in un Carnevale sempre meno veneziani.

E i poeti nostrani che fanno? Quello che hanno sempre fatto: scrivono, per piacere, per dovere, per amore, per dolore, per missione, perché non ne puoi fare a meno, anche se tutto attorno a te cambia e corre in fretta e ti chiedi cosa ci stia a fare la poesia, qui ora, che si parla per sigle e per slogan ed il pensiero è una pratica fuori tempo e fuori luogo. Ma gli artisti veneziani hanno la fortuna di vivere in una città che, nonostante tutto, riesce ancora a proteggere e coccolare. Tra calli e canali anche la poesia può scorrere con lentezza, perdersi, sognare, lasciando spazio ai ritmi della parola, alle pause, ai silenzi, agli incontri. Qui, il poeta può sentirsi ancora un po’ protagonista, poco poco, ma quel che basta per dirci che Venezia non è solo la Gran Puttana ingorda in vendita al miglior offerente.

*poeta e giornalista.

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