Inaugurazione - Aqualand

Mostra Fotografica di Andrea Merola
per il Cinquantennale della Grande Alluvione

Andrea Merola - Aqualand - Mostra Fotografica - 04-27 novembre 2016

Il Racconto dell'Acqua Alta da Catastrofe ad Attrazione
Mostra Fotografica di Andrea Merola
Circolo de I Antichi – Dorsoduro 250
Inaugurazione 4 novembre 2016 alle ore 17:30
(fino al 27 novembre)

Introduce Roberto Bianchin

PRESENTAZIONE

Una mostra fotografica per documentare come nella percezione collettiva l'acqua alta si sia trasformata da disastro a distrazione, con un'accelerazione vertiginosa negli ultimi anni. Da fenomeno meteorologico a fenomeno del baraccone universale del turismo di massa.

Andrea Merola, fotogiornalista veneziano, ha vissuto da testimone obbiettivo anno per anno la trasformazione della percezione dell'acqua alta nell'immaginario contemporaneo. In una spirale che si genera da sé gli alacri produttori dell'intrattenimento informativo richiedono di necessità nuovi punti di vista per gli stessi ripetitivi avvenimenti e a loro volta generano nuovi atteggiamenti che offrono di nuovo nuovi spunti.

«Aqualand: perché ad un certo punto foto drammatiche (scantinati e negozi sommersi dall'acqua, anziani assediati in casa, rifiuti galleggianti, barche al posto dei passanti) – dice Andrea Merola – non interessavano più: piuttosto "anche", ma sempre meno. Invece: "di quello che nuotava in piazza San Marco, che abbiamo visto alla televisione, nun ce rimedi una foto?"»

L'acqua alta non smette di essere un grave problema, ma ciò nella percezione collettiva del diletto continuo a buon mercato è ormai irrilevante, come irrilevanti sono i diretti interessati: «Così piano piano l'attenzione si è concentrata quasi esclusivamente su San Marco; ed effettivamente succede un po' di tutto: selfie, nuoto, pesca, matrimonio, servizio di moda, tutto con i piedi in ammollo. Ovviamente i foresti protagonisti. I pochi veneziani erano quelli che imprecando andavano al lavoro, quei corpi estranei alla piazza. Insomma anche l'acqua alta è attrazione turistica, l'industria del turismo ci ha portato via anche questa».

ACQUA PERFIDA
Roberto Bianchin

C'è della sana perfidia nello sguardo sbarazzino, ironico e impertinente, di Andrea Merola detto “Il Merolino” per distinguerlo dall'assai meno dotato “Merolone” di fasti ormai dimenticati.

La perfidia dello sguardo di Merola sull'acqua granda è quella del fotoreporter di razza, specie leggendaria, in via d'estinzione, che non cerca la cartolina né l'effetto che fa, ma che disvela l'onda grottesca del disastro e ci si infila dentro. Ci precipita. Ci va a mollo. Mai per rassicurarti. Per darti un pugno. Per dirti guarda, attento, vedi cosa succede in città, c'è qualche cosa, qualcosa che non va. E per farti, casomai, se ne hai ancora la voglia e la forza, riflettere.

Andrea Merola, il fotografo con la scaletta, quella che da lustri si trascina in spalla per salirci sopra a guadagnarsi una visione migliore quando fotografa gli eventi, ha l'anima e il cuore del cronista d'antan dei vecchi film americani in bianco e nero. Prima pagina. Piombo rovente. È la stampa bellezza. Merola è firma da copertina. Spara diritto. Non alliscia, non si culla, non indugia, non si specchia e non si bea. Graffia. Incalza. Incalza e denuncia. Colpisce forte e veloce. Non risparmia e non perdona. Merola ha l'occhio del fotografo, il cuore del giornalista e l'anima dell'uomo. La foto patinata lo disturba. Non gli interessa culturalmente. Cerca la vita. Lo scatto che spariglia. Naviga nel bello e nel brutto con la stessa splendida perfidia, testimone libero e acuto di tempi difficili.

La sua mostra fotografica sull'acqua granda, esposta in occasione del cinquantenario dell'alluvione di Venezia nell'antro delle meraviglie del Circolo de I Antichi alla Salute, uno degli ultimissimi luoghi intelligenti rimasti in una città rimbambita dalle carovane, è la più singolare di tutte. La più originale. La più cattiva. La più divertente. La più provocante.

Perché all'autore non interessa in quanto tale l'onda che lambisce e talora travolge le antiche pietre della città che fu Serenissima. A lui importa quello che c'è dietro l'onda. Dietro i volti stravolti di quei turisti che sguazzano nell'acqua granda con espressioni tra l'ebete e il beato come fossero nella piscina di un villaggio vacanze per minus habens. Quei tontoloni che corrono, saltano, nuotano, pescano, pedalano, remano, scherzano, ballano, bevono, brindano, si baciano e si abbracciano, fanno tuffi, capriole, mascherate e picnic, e si rincorrono mezzi nudi e tutti ubriachi in quello che era il salotto più bello del mondo.

È nella spensierata spietatezza di queste immagini che si intravvede, nitido, nitidissimo, molto più chiaro di quanto tanti non raccontino, il miserevole destino che è già in marcia per la città che fu dei Dogi. Un destino segnato. Figlio di decenni di non governo. Di scelte sbagliate e fallimenti. Di mancanza di un'idea e di un progetto. Di lasciamo fare al libero mercato. Il libero mercato ha fatto. A Venezia hanno già aperto, senza chiedere permesso, un parco storico di divertimenti grande come una città, dove l'acqua alta che piace tanto verrà a comando tutti i giorni per far divertire grandi e piccini di tutti i continenti, e arriverà pulita, depurata, persino riscaldata, sensa alghe né gransi né spussa.

Benvenuti a Veneland. Questa la nuova città che spunta, inquietante e maligna, dietro le immagini di Merola. Immagini che peraltro fanno sorridere, anche. Come quando s'avanza lenta, accompagnata dal suo fido mandriano in palandrana rossa, la sagoma pezzata della mucca Ercolina, simbolo e icona dei Cobas del latte al tempo della protesta contro le quote decise dall'Europa. Anche Ercolina sembra a suo agio dentro l'acqua alta. Perfino lei, la timorosa, la paurosa di tutto, lei che si imbizzarrì quando rimase intrappolata, per via dei suoi larghi fianchi, nella porta girevole del parlamento europeo di Strasburgo e per lo choc fece pipì, tanta pipì, che allagò la moquette rossa dell'ingresso e suscitò un pandemonio fra gli esterrefatti addetti alla security. Qui lo sguardo di Ercolina è sereno. Quasi divertito. (Anche le mucche si divertono, sì). Proprio come quello di quei turisti fessacchiotti. Si ride, certo, si ride anche, guardando queste foto. Ma per chi è veneziano è un riso amaro. Un riso che assomiglia a un urlo. Di disperazione. Forse chissà, un giorno, magari anche di rivolta.