Anno 2001

Indomita, dopo aver eretto l’anno precedente il teatrino della «Bauta» a San Polo, quest’anno la Calza innalza un circo antico al Casinò di Ca’ Noghera, dove mette in scena la seconda parte della trilogia dedicata a Casanova, intitolata «I giochi segreti di Casanova», anche stavolta con un cast eccezionale di acrobati e artisti circensi. È il suo spettacolo più importante e più impegnativo dell’anno. Quindi porta la sua «Festa Barona» nella sede veneziana del Casinò, a Ca’ Vendramin, torna a Cervia per animare a suo modo la tradizionale cerimonia dello «Sposalizio del mare», inaugura con Simona Ventura la nuova sede di Malta del casinò veneziano, e realizza un altro sogno: dopo la lapide di Baffo, ne posa un’altra, sulla facciata della Pescheria di Rialto, dedicata a Pietro Aretino. Infine è protagonista su Rai 1 della Regata Storica con il suo campiello galleggiante di antichi giochi veneziani dimenticati.

DOPO il successo del 2000 con il «Casanova Inquisito» all’Antico Salone «La Bauta» di campo San Polo, la Calza continua nel suo affascinante incontro col mondo del circo e con la vita di Giacomo Casanova, mettendo in scena al Carnevale veneziano del 2001 la seconda produzione della trilogia dedicata al grande amatore e avventuriero veneziano. Ma non torna in campo San Polo, perché il Consorzio Carnevale decide a sorpresa di non finanziare più l’operazione degli Antichi (invidia?), e perciò emigra al Casinò di Ca’ Noghera, nella terraferma veneziana, dove incontra la sensibilità di un appassionato uomo di spettacolo e di cultura come Emanuele «Lele» Guariniello, insostituibile direttore commerciale, marketing e comunicazione della casa da gioco, che decide di investire su questa nuova scommessa. E avrà, anche questa, successo.

Già, perché Casanova, com’è noto, inventò giochi d’amore ma anche giochi d’azzardo. E fece conoscere a tutta Europa persino il lotto. Perciò non poteva non tornare Giacomo, giocatore e avventuriero, occultista e letterato, amatore e viaggiatore. Non poteva non tornare a Venezia, nella sua città, per questo Carnevale dedicato a «Viaggi e viaggiatori». E non poteva che tornare, da grande giocatore, nel luogo a lui più consono: il casinò. È per questo che il Venice Casino di Ca’ Noghera ha dedicato a Casanova la prima settimana di spettacoli di Carnevale, da venerdì 16 a mercoledì 21 febbraio, mettendo in scena tutte le sere il varietà comico-acrobatico-erotico «I giochi segreti di Casanova» realizzato dalla Compagnia de Calza «I Antichi».

Lo spettacolo è andato in scena in un nuovo e sfavillante teatro-tenda di impianto circense battezzato «Casino Variety», innalzato davanti al Venice Casino di Ca’ Noghera: una struttura originale, ideata dal senatore Livio Togni, della celebre dinastia circense, che già firmò la creazione del Florilegio, una delle esperienze circensi più innovative degli ultimi anni. Si trattava di un curioso circo-palazzetto rococò dal raffinato sapore di fine ’700, un po’ barocco e un po’ orientale, scintillante nei suoi ori, nei suoi velluti rossi, nelle sue tele dipinte e nelle sue mille luci colorate che lo illuminavano dall’esterno come una giostra di altri tempi. La tendostruttura, totalmente autoportante, era fornita di soluzioni tecniche d’avanguardia: quattro antenne, un diametro di 27 metri, un’altezza di 18, una pista di 13, e 300 posti a sedere, tutti numerati, attorno ai tavolini eleganti disposti a varie altezze intorno alla pista. Veniva da Bruxelles ed era la prima volta che arrivava a Venezia e la seconda in Italia. Costruita nel 1999, aveva debuttato a Roma nello stesso anno con uno spettacolo dedicato, guarda caso, proprio a Casanova.

2001 - I Giochi Segreti di Casanova

Lo spettacolo «I giochi segreti di Casanova», un varietà comico-acrobatico-erotico à l’ancienne, in stile settecentesco, ispirato alla figura e alle avventure del più celebre amatore del mondo, era diretto da Roberto Bianchin e Antonio Giarola che ne firmavano la regia come avevano fatto già l’anno precedente per il «Casanova Inquisito», e si avvaleva della «idealizzazione» e delle ricostruzioni storiche del Procurator Grando degli Antichi Luca Colo de Fero Colferai. Per sei sere ha fatto segnare il quasi tutto esaurito e un ottimo successo di critica. Tra gli altri, ha ricevuto gli apprezzamenti del direttore artistico della Festa del Circo Contemporaneo di Brescia Gigi Cristoforetti, e del presidente nazionale del Cadec (Club amici del circo) Francesco Mocellin, che sulla rivista «Circo» lo ha recensito in termini lusinghieri.

Lo spettacolo infatti, costruito sulla falsariga di quello dell’anno precedente, si avvaleva di un eccezionale cast artistico in esclusiva per l’Italia, a cominciare dallo straordinario verticalista russo Oleg Izossimov, considerato il numero uno al mondo nella sua specialità, premiato con una «Stella d’oro» al Festival Internazionale del Circo di Verona, e dal Principe Ranieri con un «Clown d’argento» a quello di Montecarlo. Un altro magnifico artista di fama internazionale, che si è esibito con vari numeri tra cui un eccezionale e spericolato trapezio comico, era l’eccentrico clown americano di origini venete Giovanni «Nino» Zoppè, discendente da un’antica famiglia di cavallerizzi italiani emigrata in America all’inizio del secolo scorso. Completavano il nutritissimo cast acrobatico, proveniente dal Florilegio, una innovativa e sorprendente attrazione aerea in cui era protagonista la giovane colombiana Claudia Ayala, che si è esibita con successo anche nell’hula-hop, e un sensazionale numero in maschera ai tessuti volanti, che chiudeva lo spettacolo, del giovane italiano Andrea Togni, della celebre dinastia, che ha lavorato al Circo Americano e nei più grandi complessi del mondo, e attualmente è il direttore dell’Accademia italiana del Circo allestita a Verona dall’Ente nazionale circhi guidato come sempre con mano ferma e impeccabile dall’intramontabile Egidio Palmiri.

A dare corpo, anima e voce al protagonista dello spettacolo, il grande Giacomo Casanova (ma anche a sua sorella Giacomina, in una trasgressiva interpretazione «en travesti»), era anche quest’anno l’inimitabile attore Maurice Agosti, diventato ormai una delle colonne portanti della Calza. Fra gli altri interpreti dello spettacolo, il sopranista venezuelano Francisco D’Andrea detto Frenzi ma anche «il mostro del Lazio», più conosciuto da critici ed esegeti come «l’usignolo di Caracas» per la sua incredibile voce, e la grande orchestra «Montecarlo All Stars» diretta dal Maestro Marney Taylor con il fascinoso sax di Marco Castelli, la voce graffiante di Piera Acone, Paolo Vianello al pianoforte, Roberto Dei Rossi alle chitarre, Andrea Testa al violino, Paolo Prizzon alla batteria. Musiche originali di Marino Sartori. Completavano il cast i tre impeninenti Gemellini Casanova (Bob R. White, Luca Colo de Fero Colferai, Silvio Giulietti) ai quali era affidato il compito della conduzione dello spettacolo, gli attori Paolo Fiorindo, Guerrino Lovato, Anna Rigosi, la danzatrice Claudia Bianchin, la fascinosa attrice, cantante e modella argentina Valeria Vix nei panni della giovane amante di Casanova, la sublime e trasgressiva cortigiana Donna Lucrezia (Sandra Vigarani), l’eccitante odalisca Carnem Miranda con la sua maliziosa danza del ventre (Gianni Matteucci), la Turcomanna Judit Jurubeba Souza Bomfim dal Brasile, e vari personaggi degli Antichi nei loro costumi d’epoca: la mamma di Casanova (Cleonice Silvestri), l’Avogador (Donato De Simone), la cantatrice (Giulia Renier), la Madre Superiora con le sue monachelle (Mafalda Malpighi, Daniela Barovier, Laura Basso, Nicoletta Lucerna, Luisa De Salvo), il frate guardiano (Massimo Venturi), la maga (Giulia Oliveira Miranda), Zane Goba (Marina Furian), la sirena (Nadia Fabris), il pittore (Ludovico De Luigi), il pitima (Aldo Colferai), gli Zaffi col loro comandante (Carlo R. Bullo, Lucas Christ, Zanzorzi Zancopè), i nobili (Mara e Giuseppe Bertoli, Don Pedro de Alcobaça) e il Conte Targhetta (Emile Targhetta D’Audiffret). Al termine dello spettacolo, definito «il più carnevalesco e il più veneziano» da Roberto Lamantea su La Nuova Venezia del 17.2.2001, la pista si apriva al ballo con l’orchestra per tutti gli spettatori e gli artisti, e la serata si trasformava in una vera e propria festa di carnevale. «Grande cast per l’invenzione comico-acrobatico-erotica di Bianchin e Giarola, l’appuntamento più interessante del Carnevale di Venezia, che mescola teatro e circo, cafè chantant e music hall» titolava La Nuova Venezia del 21.2.2001.

2001 - Festa Barona a Ca’ Vendramin

Il Carnevale della Calza di quest’anno prosegue sempre nel segno di Giacomo Casanova e sempre a braccetto col Casinò. Dopo il successo de «I giochi segreti di Casanova» a Ca’ Noghera, gli Antichi si trasferiscono infatti nella sede veneziana del Casinò, Ca’ Vendramin Calergi sul Canal Grande. Qui, per altre sei sere, dal 22 al 27 febbraio, mettono in scena uno spettacolo itinerante per le sale della casa da gioco, che richiama l’antica «Festa Barona», con demonstrationi, momarie, animazioni d’epoca, giochi itineranti da palazzo, divertimenti e spettacolini a sorpresa di arte varia. Vi prendono parte molti degli artisti dello spettacolo «I giochi segreti di Casanova», come i Gemellini Casanova, Jurubeba Bomfim, Sandra Vigarani, Nice Nicefora, Nicoletta Lucerna, Daniela Barovier, Nadia Venturi, Giulia Renier, Anna Rigosi, Claudia Bianchin, Aldo Colferai, Massimo Venturi, Carlo R. Bullo, Gianni Matteucci, Zanzorzi Zancopè, Lucas Christ. Con le partecipazioni straordinarie di Oleg Izossimov nel suo straordinario numero di «Acrobazia lirica» il 22 e 24 febbraio, di Maurice Agosti nei panni di Giacomo e Giacomina Casanova il 22 e 26, del clown Nino Zoppè il 23,25,27, e del sopranista Francisco D’Andrea il 23 e 27.

2001 - Versi scostumati in costume

E riesce anche a sdoppiarsi la Calza, come sarà costretta a fare in alcune occasioni anche negli anni seguenti, per non far mancare, com’è ormai tradizione, la messa in scena del suo celebre Festival di poesia erotica l’ultimo sabato di Carnevale. Infatti sabato 24, pure impegnata con la «Festa Barona» e lo spettacolo di Izossimov a Ca’ Vendramin, la Calza dà vita in campo San Maurizio, sempre affollatissimo, in un successo di pubblico e di critica sempre crescente, alla nona edizione del suo Festival Internazionale di Poesia Erotica «Baffo-Zancopè». «Versi scostumati in costume -titola «La Nuova Venezia» del 24.2.2001- sotto le finestre del mitico Giorgio Baffo i licenziosi del festival della poesia erotica».

La Calza chiude il Carnevale 2001 con una serata «colta» dedicata a Pietro Aretino e intitolata «Per sempre», tre racconti rinascimentali in costume e immagini splendidamente inattuali, il 23 febbraio in campo San Polo. Vi partecipano Augusto Gentili, Nicola Pezzella e Guerrino Lovato che nell’occasione presenta un inedito busto dell’Aretino e la lapide-ritratto che verrà nel corso dell’anno apposta in Pescheria a Rialto.

2001 - Attacco frontale

Finisce tra polemiche accesissime, e non è la prima volta che succede, il Carnevale veneziano di quest’anno. Tra quelli che sparano a zero c’è in prima fila la Calza, con un durissimo attacco agli organizzatori della kermesse, quel «Consorzio Carnevale» di cui gli Antichi chiedono le dimissioni e lo scioglimento. Saranno, come spesso è accaduto, buoni profeti: il Consorzio, poco tempo dopo, si scioglierà sua sponte per non risorgere mai più, travolto dal fallimento, dalle polemiche, dai debiti.

Questo il testo dell’«attacco frontale» degli Antichi. Porta la data del 28 febbraio 2001, giorno delle Ceneri:

Signore e Signori,

questo è un attacco frontale, totale, globale, assoluto della Compagnia de Calza «I Antichi» contro gli uomini tristissimi e insipidi che dirigono il Consorzio Carnevale di Venezia. È un atto d’accusa che colpisce duramente le loro poche idee, il loro modo di realizzarle, di proporle e di considerarle. Nonché l’insufficienza delle loro melanconiche e decadenti fisionomie, inadeguati perfino nel volto a rappresentare il divertimento.

Il nostro, è ovvio, è un attacco di parte.

Un attacco veramente di parte.

Xè finio el Carneval E comincia la falsa retorica del successo. Si scambiano i numeri da stadio per indici di gradimento. È un atteggiamento schizoide in voga da anni: i veneziani non ne possono più dell’assedio e gli organizzatori del Carnevale si trincerano dietro le cifre per nascondere il vuoto della loro offerta. Ottantamila, centomila, centodiecimila!, lo spacciano per un successo e invece si tratta di moltitudini affrante e immiserite che vagano alla disperata ricerca di qualcosa.

Nessuno spiega loro che il Carnevale non è uno spettacolo da vedere, ma una festa da fare. E i pochi che lo capiscono restano fagocitati nelle masse immattonite e le maschere da cartolina, stucchevoli manichini animati in Piazza San Marco.

Nei campi si offrono spettacoli da sagra campestre: concertini giovanili, piste di skateboard, e schifezze varie; in Piazza si organizza tutto come un evento televisivo di bassa lega, palco inverecondo, musica amplificata. Al popolo non resta da vedere altro che inservienti stravaccati e materiali di scena accatastati. In attesa che lo spettacolo cominci.

Non esiste un’offerta di novità culturali e spettacolari sulla base della tradizione veneziana, non esiste un’offerta teatrale degna degli antichi splendori. Restano solo rievocazioni storiche inevitabili finanche nei paesini più sperduti delle province italiane. E tutto, persino i tanti bravi artisti provenienti da tutto il mondo, viene frullato in un incomprensibile, inspiegabile, indigeribile papocchio.

Le idee forti alla base di tutto ciò sono due: «No ghe sé schei» e «Xè Carneval, va ben tuto». In nome del risparmio si taglia tutto quello che costa un po’ di più di poco, si gettano tutti gli spettacoli di chi non è socio del Consorzio; in nome del Carnevale si butta dentro tutto quello che si può, basta che costi poco, anche se non vale niente. È una filosofia forte, invincibile, inderogabile.

Ed è facile: la aiutano la ricchissima storia della nostra città e la naturale bellezza degli scenari. Ma se vale ad abbindolare il visitatore romantico e sprovveduto, non basta a tutti gli altri.

Il nostro, è ovvio, è un attacco di parte.

Un attacco veramente di parte.

Ricordiamo il passato: il Consorzio Carnevale nacque per dare ai veneziani la gestione della Grande Festa, con l’intento ammirevole di non farla gestire da foresti. Per fini ideali, ma soprattutto per scopi materiali. Il Carnevale dev’essere veneziano, i «schei» devono restare a Venezia. Orbene: i veneziani sono esclusi dal Carnevale e il Consorzio è sempre a corto di «schei». I due obiettivi sono patentemente, mirabilmente, clamorosamente falliti.

Il nostro, è ovvio, è un attacco di parte.

Un attacco veramente di parte.

La Compagnia de Calza «I Antichi» organizza feste e spettacoli a Venezia e nel mondo da ventidue anni. Noi ci divertiamo e chi viene alle nostre feste si diverte. Abbiamo successo e ne siamo fieri. Siamo amati dal popolo e temuti dai potenti. Siamo belli, siamo divertenti, siamo orgogliosi, siamo liberi.

Nel 1992 e nel 1993 abbiamo organizzato la Piazza delle Meravegie e la Piazza delle Strameravege. I veneziani e i foresti se lo ricordano. Ricordano la musica classica suonata dal vivo, i teatri dal vivo, i personaggi insoliti e curiosi, i palchetti, i carri strambi della Compagnia. Ricordano una Piazza a misura d’uomo e non di telecamera, un luogo sempre pieno di cose divertenti. Ricordano e ci rimproverano (a noi!): perché non lo fate più?

Ma la nostra idea aveva due enormi difetti: era nostra ed era pagata dalla Grandi Eventi.

Ovvio che venisse cancellata. Per sempre.

E quando, l’anno successivo, criticammo la miserrima impostazione del Carnevale del Consorzio, fummo attaccati duramente e vennero esaltati gli «eroi» che senza soldi e con le capanne dell’Excelsior avevano imbastito una triste parodia dei nostri carnevali.

Gli «eroi» sono quelli stessi che a distanza di anni non hanno saputo fare soldi e non hanno saputo fare carnevale. Gli stessi che elargiscono come un’elemosina taccagna i loro fondi.

Il nostro, è ovvio, è un attacco di parte.

Un attacco veramente di parte.

Nel 2000 abbiamo inventato, realizzato, condotto con successo di pubblico e di critica «Il Casanova Inquisito», varietà comico acrobatico erotico in Campo San Polo nella struttura «La Bauta», evento che ha divertito tutti. È stato definito «lo spettacolo più intelligente del carnevale». Era tutto esaurito. Ma aveva un solo difetto: era nostro. Così, l’anno scorso lo hanno relegato nei primi giorni del Carnevale, con l’intento malcelato di affondarlo. Non ci sono riusciti. Quest’anno hanno fatto il capolavoro: hanno preso la struttura (che avevamo trovato e portato noi), hanno preso il nome, hanno usato la nostra immagine nelle pubblicità e ci hanno sbattuto fuori. Scusa: «no ghe xè schei». Ma il motivo vero è una stupenda frase autentica: «darghe i schei ala Calza perché i se diverta? e NO ciò!».

Peccato per loro che grazie alla lungimiranza e al buon gusto della gestione del Casinò di Venezia lo abbiamo fatto lo stesso: in terraferma. Con un successo maggiore, perché Ca’ Noghera non è Campo San Polo e riempirci un circo da trecento posti non è come portare centomila persone in Piazza San Marco. Se ti vengono a vedere, a Ca’ Noghera, è proprio perché gli piaci. Non perché non sanno dove andare.

E in più ci siamo divertiti.

Il nostro, è ovvio, è un attacco di parte.

Un attacco veramente di parte.

Perfino il Festival di Poesia Erotica «Baffo Zancopè», nona edizione, ha avuto il suo sabotaggio. Visto che lo pagavano loro, ci hanno dato un palco che presupponeva un pubblico formato mignon. Risposta ufficiale: «non ghe xè schei». Per un palco? Ci siamo arrangiati. E sotto una bora spietata polare e glaciale c’erano seicento persone a ridere, applaudire, divertirsi. E dire: «a parte voi non c’è altro». Abbiamo offerto litri di grappa Bottega, e ci siamo divertiti. Noi Compagni de Calza I Antichi.

Il nostro, è ovvio, è un attacco di parte.

Un attacco veramente di parte.

Noi siamo venticinque famiglie veneziane e foreste. Noi siamo un gruppo di pazzi che senza remunerazione organizzano feste e spettacoli nel rispetto della storia e della tradizione della nostra città. E nel rispetto di noi stessi lo facciamo nel miglior modo possibile. E noi ci riusciamo. Noi non abbiamo pretese manageriali, noi non abbiamo presunzioni artistiche, noi non spacciamo schifezze per spettacoli, noi non siamo attori, noi non siamo figuranti, noi non siamo comparse. Noi non facciamo parte del Consorzio Carnevale.

E noi ci divertiamo.

Il nostro, è ovvio, è un attacco di parte.

Un attacco veramente di parte.

Quindi.

Noi proponiamo che il Comune di Venezia riveda l’organizzazione del Carnevale in senso culturalmente più moderno ed economicamente più efficace. Proponiamo una divisione fra controllo economico e impegno artistico. Proponiamo controcorrente che l’Amministrazione Comunale recuperi la gestione della Festa più complessa di Venezia. Proponiamo che la direzione artistica venga affidata ad un regista di chiara fama e grande capacità.

Pertanto.

Noi chiediamo ufficialmente lo scioglimento del Consorzio Carnevale. Lo chiediamo perché ha mancato gli scopi per cui è nato. Perché ha fallito culturalmente. Perché ha fallito economicamente. Perché ha tolto ai veneziani la possibilità di divertirsi e di partecipare al Carnevale e li ha allontanati in tutti i modi dalla festa. Perché non è riuscito a creare ricchezza, ma solo bilanci zoppicanti e pasticcioni e un costante lamentoso pianto per mancanza di soldi. Perché con la povertà intellettuale della sua offerta ha degradato l’immagine di Venezia, perché ha finito per attirare resse allo sbando che hanno degradato moralmente e materialmente l’intera città riempiendola di pattume d’ogni tipo.

Lo chiediamo perché quegli uomini tristi e lagnosi non rappresentano Venezia in alcun modo.

Venetia, Le Ceneri, 28 fevrer 2001

I Antichi

2001 - Sposalizio del Mare a Cervia

Torna in Romagna, la Calza, nel dolce tepore della primavera inoltrata, per animare a suo modo, con tre eventi spettacolari, la tradizionale cerimonia dello «Sposalizio del mare» che si svolge dal 25 al 27 maggio.

Il primo di questi «eventi» è andato in scena venerdì 25 in piazzetta Pisacane, all’interno di un «Mercatino veneziano» allestito per l’occasione dalla stessa Compagnia, in collaborazione con una decina di artigiani veneziani. Si trattava di una «Mirabile Asta Spettacolo» di oggetti inutili e dimenticati, intitolata «Comprami Subito», l’unica asta al mondo, spiegavano gli Antichi, che si pratica con prezzi «al ribasso». L’hanno condotta Luca Colo de Fero Colferai, Guerrino El Lovo Lovato e Donna Lucrezia (Sandra Vigarani).

Al secondo appuntamento, sabato 26, sempre in piazzetta Pisacane, la Calza ha messo in scena, per due volte consecutive, il pomeriggio e la sera, lo spettacolo buffo «Ti ricordi, Doge?», una miscellanea in stile cinquecentesco di affabulazioni, filastrocche, poesie, canzoncine e divagazioni veenziane, per la regia di Roberto Bianchin. Con Paolo Vianello alle tastiere, Lucas Christ al pianoforte diretto da Zanzorzi Zancopè, l’evirato cantore Francisco D’Andrea, la voce di Giulia Renier, il balletto provocante di John «Carnem Miranda» Mattews in vesti trasparenti da odalisca (Gianni Matteucci) che ha suscitato l’entusiasmo di un gruppo di sirenotti barbuti e nerboruti che lo volevano rapire per coinvolgerlo in certi loro spettacolini molto privati, le farneticanti poesie di Ciucco Angiolieri, Nicoletta Lucerna, Daniela Barovier e Luisa De Salvo, le rievocazioni storiche di Guerrino Lovato e Donato De Simone, e il Tg 5...cento di Luca Colferai e Silvio Giulietti. Ha «introdotto» da par suo, e senza alcuna difficoltà nel farlo, l’eccellentissimo e insuperabile Procurator Grando degli Antichi Luca Colo de Fero Colferai. Domenica 27 infine gli Antichi hanno dato vita, in vari luoghi della città, allo storico «Corteo dell’anello» e quindi alla cerimonia della «Benedizione del mare» alla quale hanno partecipato, in costumi d’epoca, preceduti dal Doge, nobiluomini, cortigiane, armigeri, musici e giullari.

Per tutti i tre giorni, inoltre, è rimasto aperto in piazzetta Pisacane il bellissimo «Mercatino veneziano» allestito dagli Antichi in collaborazione con alcuni tra i più noti artigiani della Serenissima: dal banco di «Rio Terà dei Pensieri» con i gadgets e l’oggettistica originali del Teatro La Fenice, ai banchetti di maschere del Mondonovo e di Paolo Carollo, dagli abiti della «Bottega del Costume» di Nicoletta Lucerna ai «Fiori di perle» di Laura e Dario Tagliapietra, dai vetri antichi e a lume di Jurubeba Bomfim e Stefano De Laurentis ai cappelli e tricorni di Giuliana Longo, dalle carte marmorizzate di Alberto Valese alle antiche stoffe veneziane di Renato, alle stampe e ai dipinti di Guido Longo.

2001 - Una lapide per Aretino

Solo l’audacia e l’ostinazione della Calza ci poteva riuscire. Solo la Calza, che già aveva posto una lapide negli anni ’80 per ricordare Giorgio Baffo sulla casa in cui visse, Palazzo Bellavite a San Maurizio, superando mille ostacoli e difficoltà, poteva fare il bis, in una città dove tutto è maledettamente complicato, posando un’altra lapide, stavolta in ricordo del lungo soggiorno veneziano di Pietro Aretino, sul palazzetto della Pescheria a Rialto.

Al termine di un lunghissimo ed estenuante iter burocratico che avrebbe fatto cascare le braccia (e i coglioni) a chiunque, l’evento si è compiuto, con la posa della lapide, sabato 9 giugno in Pescheria, in collaborazione con l’associazione «Rialto Mio» governata con mano leggiadra dal celebre coiffeur Benito, e con l’Accademia degli Acquavitai di Sandro e Stefano Bottega. Si è cominciato, com’è doveroso, spiegando le ragioni di ciò, con i «racconti aretiniani» di Augusto Gentili, Lionello Puppi, Matteo Casini, Marco Zanetto e Guerrino Lovato. Si è proseguito, sul far della sera, con lo «scoprimento del ritratto scolpito alla memoria dell’Aretino», opera dello scultore Guerrino Lovato, cui si deve l’iniziativa, sulla facciata della Pescheria che guarda il Canal Grande, di fronte a una delle dimore, palazzo Bollani, in cui visse. Era presente anche una delegazione del Comune di Arezzo che diede i natali al celebre letterato. Poi sono arrivati la pasta e fagioli, i cicchetti e le ombre, e si è finito in gloria, sotto le arcate della Pescheria dove si era radunata una gran folla di veneziani e foresti, con una festa da ballo di altri tempi sulle intramontabili note della celebre «Montecarlo All Stars Orchestra», ormai compagna di viaggio degli Antichi, diretta in modo come sempre impeccabile dall’ispiratissimo Maestro Marney Taylor.

Sulla lapide, una scultura in terracotta colorata e invetriata che richiama una medaglia modellata da Alessandro Vittoria per Aretino, era stata incisa, accanto alla dedica «A Pietro Aretino 1492-1556», questa frase scritta da lui stesso: «La verità è figlia del tempo». Era da novant’anni che non veniva più posata una lapide sul Canal Grande, che Aretino aveva definito «la più bella strada del mondo». L’ultima fu quella dedicata a Riccardo Wagner nel 1911, firmata da Gabriele D’Annunzio e collocata sulla facciata di Ca’ Vendramin Calergi. «Siamo molto fieri –ha commentato il Gran Priore della Calza Jurubeba Bomfim– di essere riusciti a lasciare a Venezia un segno indelebile di due grandi personaggi come Baffo e Aretino, di cui molti si erano colpevolmente dimenticati». Amico di Bembo, Sansovino e Tiziano, Aretino aveva vissuto per quasi trent’anni nella Venezia rinascimentale, diventandone un protagonista, e scrivendo qui buona parte delle sue opere.

2001 - La Calza inaugura il Casinò di Malta

Il primo agosto la Compagnia de Calza inaugura a Malta, con una grande festa, cui partecipa la show girl televisiva Simona Ventura, la nuova sede del Casinò di Venezia.

Gli Antichi, vestiti nei loro più smaglianti costumi settecenteschi, prima accolgono sulla banchina del porto di Vittoriosa i quattrocento ospiti della serata, tra cui il presidente della repubblica di Malta, vari ministri, il sindaco di Venezia Paolo Costa. Poi, conversando e scherzando amabilmente con loro, come fossero i proprietari del nuovo palazzo veneziano che si apre ai giochi e alle feste, li accompagnano in visita alle sale della casa da gioco e quindi ai tavoli per la cena di gala allestiti sulla banchina di fronte allo Scamp’s Palace.

Nel bel mezzo della cena, gli Antichi appaiono a sorpresa sui balconi del palazzo, immobili come un quadro vivente di antichi personaggi. Poi cominciano lentamente a muoversi, a parlottare tra loro, a indicare punti lontani nella baia, finché gli invitati, sulla banchina sottostante, si accorgono della loro presenza, alzano gli sguardi, e inizia un gioco di rimandi, di amabili scherzi e di sorprese. L’ultimo quadro scenico è quando, alla fine della cena e dei discorsi ufficiali, esplodono i fuochi d’artificio nella baia, e gli Antichi mescolati alla folla degli invitati, esultano, scherzano, ballano e coinvolgono il pubblico fino a notte fonda con i loro scherzi. Un successo di garbo ed eleganza, molto apprezzato anche dai giornali locali, come «The Malta Independent», «The Times», «In-Nazzjon», che dedicano ampio spazio e molte foto alla performance della Calza. «Simona Ventura e la Compagnia de Calza all’inaugurazione del Casinò di Malta» titola «Il Gazzettino» a tutta pagina. La brigata degli Antichi era composta da Maurice Agosti nei panni di Giacomo Casanova, dai Gemellini Casanova (Bob R. White, Luca Colo de Fero Colferai, Silvio Giulietti), dal Priore Jurubeba Bomfim, da «Donna Lucrezia» Sandra Vigarani, Cleonice Silvestri, Aldo Colferai, Nicoletta Lucerna, Daniela Barovier, Gianni Matteucci, Guerrino Lovato.

2001 - Antichi giochi alla Regata

È lo stesso cast che anima, domenica 2 settembre, la Regata Storica. Un grande pontone galleggiante, ormeggiato davanti alla machina di Ca’ Foscari, diventa infatti, per iniziativa della Calza, un campiello veneziano di altri tempi dove, tra una gara e l’altra, gli Antichi, nei loro costumi settecenteschi, si dilettano con passatempi di cui ormai si è perduta ogni memoria. Mentre il Maestro Marney Taylor delizia gli astanti con la sua spinetta, gli Antichi giocano a mosca cieca, al salto della corda, al tamburello, al teatro dei burattini, al volano, alle carte, e si dedicano all’arte del rammendo, del cucito, delle impiraresse e ad altri innocenti passatempi. La curiosa performance, più volte ripresa in diretta dalle telecamere di Rai 1, ottiene un clamoroso successo.

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da venerdì 16 a mercoledì 21 febbraio 2001

Ca’ Noghera, Venice Casino

I giochi segreti di Casanova

da giovedì 22 a Marti Grasso 27 febbraio 2001

Venezia, Casinò Ca’ Vendramin Calergi

Festa Barona

venerdì 23 febbraio 2001

Venezia, campo San Polo

Aretino per sempre

sabato 24 febbraio 2001

Venezia, campo San Maurizio

Festival di Poesia Erotica, IX edizione

da venerdì 25 a domenica 27 maggio 2001

Cervia, piazzetta Pisacane

Mercatino veneziano

venerdì 25 maggio 2001

Cervia, piazzetta Pisacane

Mirabile Asta

sabato 26 maggio 2001

Cervia, piazzetta Pisacane

Ti ricordi, Doge?

domenica 27 maggio 2001

Cervia, vie della città

Corteo dell’anello

sabato 9 giugno 2001

Venezia, Pescheria Rialto

Lapide per Aretino

mercoeldì 1 agosto 2001

Malta, Scamp’s Palace

Inaugurazione Casinò

domenica 2 settembre 2001

Venezia, Regata Storica

Il campiello galleggiante